30 maggio 1916, morte di Carlo Stuparich, irredentista e Medaglia d’Oro

Il post odierno è dedicato ad uno dei tanti volontari irredentisti, cioè cittadino che si considerava a tutti gli effetti italiano ma con nazionalità austriaca. Carlo Stuparich come tutti colore che scelsero di combattere con la divisa del Regio Esercito italiano contro gli Austro-Ungarici, sapevano quale sarebbe stata la loro sorte in caso di cattura ma il pericolo di morte non fermò Stuparich e le migliaia di Irredenti che donarono la loro, molto spesso giovane vita, combattendo sotto il tricolore.

Carlo Stuparich nacque a Trieste, all’epoca come detto ancora parte dell’Impero austro-ungarico, il 3 agosto 1894. Terminati gli studi primari e secondari nella città natale, Carlo si iscrisse nel 1913 all’Istituto di Studi Superiori di Firenze, raggiungendo il fratello Giani e l’amico Scipio Slataper, e partecipando al movimento e alla rivista “La Voce” di Prezzolini.

Allo scoppio della prima guerra mondiale Carlo si trovava ancora a Firenze, grazie a un permesso austriaco, che temeva gli venisse revocato nel caso di un suo ritorno a casa. Dopo che il 24 maggio 1915 la guerra fu dichiarata anche dall’Italia, i due fratelli accorsero a Roma dove, con Slataper, si arruolarono volontari nel 1º Reggimento “Granatieri di Sardegna per combattere sotto il Tricolore. Il 2 giugno 1915, dopo aver cambiato sui documenti il suo cognome da Stuparich a Sartori, partì con il suo reparto da Roma per raggiungere Monfalcone, retrovia delle trincee del Carso.

Nel maggio 1916 i due fratelli Stuparich partirono con il loro reparto per la Val Sillà sul Monte Cengio (Altopiano di Asiago), non lontano da Tonezza del Cimone posta sul crinale opposto, per prendere parte al tentativo di respingere l’attacco lanciato dal Capo di Stato maggiore austro-ungarico, generale Franz Conrad von Hötzendorf contro le linee tenute dai reparti della 1ª Armata italiana.

L’offensiva fu lanciata il 15 maggio, raggiungendo l’Altopiano di Asiago il giorno 20. Il giorno successivo, nel tentativo di sfruttare a pieno la conquista appena portata a termine, dopo un intensissimo bombardamento d’artiglieria gli austro-ungarici tentarono di scendere nella conca attraverso la Val d’Assa, e in quello stesso giorno il comando italiano emanò l’ordine di ripiegamento generale.

Al comando del 3º plotone del XCII battaglione, il Sottotenente Stuparich rimase isolato vicino al forte Corbin. Il giorno 29 gli austro-ungarici, superiori per numero e armi, occuparono la vicina Punta Corbin, e la mattina del giorno 30 egli fu tra i soldati che tentarono la sua riconquista ma dopo 4 ore di battaglia il suo plotone venne annientato. Dopo aver perduto tutti i suoi uomini, si sparò un colpo di rivoltella per non cadere nelle mani del nemico e andare incontro alla fucilazione che lo avrebbe atteso come irredento.

Il 23 marzo del 1919, alla sua memoria d Carlo Stuparich del   M.T. venne conferita la Medaglia d’oro al valor militare.

«Nobilissima figura tempra di soldato, volontario dall’inizio della guerra, si votò con entusiasmo alla liberazione della terra natia. Comandante di una posizione completamente violata, di fronte a forze nemiche soverchianti, accerchiato da tutte le parti, senza recedere di un passo, sempre sulla linea del fuoco animò e incitò i dipendenti, fulgido esempio di valore, finché rimasti uccisi e feriti quasi tutti i suoi uomini e finite le munizioni, si diede la morte per non cadere vivo nelle mani dell’odiato avversario.»
— Monte Cengio, 30 maggio 1916.

In sua memoria venne intitolato uno dei 41 Cimiteri di guerra dell’Altopiano dei Sette Comuni. La città di Milano gli ha dedicato un piazzale e a Roma c’è una strada con il suo nome; nella sua città natale, invece, si trova un istituto comprensivo in sua memoria, comprendente scuola materna, elementare e secondaria di primo grado. Gli sono state intitolate vie anche a Roana, Mestre, Aviano, Genova. A Vicenza una via è intitolata ai due fratelli Stuparich.

Nel 1919 la casa editrice La Voce pubblicò postumo Cose e ombre di uno, raccolta di pensieri, poesie e lettere, con una presentazione di Giani Stuparich, volume ristampato più volte. Prima di chiudere il post ricordiamo che anche il fratello minore di Crlo, Giani Stuparich noto scrittore morto a Roma nel 1961, si meriterà durante la Grande Guerra la Medaglia d’Oro al Valor Militare concessagli l’11 maggio 1922 con la seguente lodevole motivazione:

«Irredento e fiera tempra di soldato, col fratello si dedicò volontariamente dall’inizio della nostra guerra, alla liberazione della sua terra natia. Ferito, non gravemente, in uno dei primi combattimenti, non volle abbandonare il campo della lotta e si curò ambulatorialmente rimanendo in linea. Con elevatissimo amor patrio, abnegazione ed eroica fermezza, sebbene esonerato dai servizi di prima linea, volle invece costantemente per sé i più rischiosi, eseguendo parecchie ardite ricognizioni quale capo di pattuglia, sfidando così anche la morte col capestro. In cruenta ed impari lotta, anziché porsi in salvo, come ripetutamente da superiori era stato invitato a fare, a capo di un manipolo pressoché annientato, si slanciò attraverso una zona battutissima dal fuoco nemico. Sistemata una linea, di poco retrostante alla prima, riusciva a disciplinare in essa truppe disorganizzate dalla perdita di propri Ufficiali. Ferito si rifiutava di abbandonare il proprio reparto, dando così luminoso esempio di belle virtù militari. Basso Piave, 2 luglio 1918»

Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che lo abbiate apprezzato e vogliate continuare a seguirci, Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.