“Gli atti di ostilità da parte del Governo germanico verso l’Italia si succedono sempre più frequenti. Basti accennare alle numerose persistenti prestazioni di armi e di strumenti bellici di terra e di mare fatte dalla Germania all’Austria-Ungheria; alla partecipazione costante di ufficiali, soldati e marinai germanici nelle varie operazioni di guerra contro l’Italia. Solamente grazie all’assistenza prodigata dalla Germania sotto le forme più diverse l’Austria-Ungheria poté recentemente concentrare il suo massimo sforzo contro l’Italia. Si aggiungano: la riconsegna fatta dal Governo germanico al nostro nemico dei prigionieri italiani evasi dai campi di concentramento austro-germanici e rifugiatisi in territorio tedesco; l’invito diramato agli istituti di credito ed ai banchieri tedeschi, per iniziativa del Dipartimento imperiale degli Affari Esteri, di considerare ogni cittadino italiano come uno straniero nemico, sospendendo ogni pagamento dovutogli; la sospensione del pagamento agli operai italiani delle pensioni dovute in seguito a formale disposizione della legge germanica. Sono questi altrettanti elementi rivelatori delle reali disposizioni sistematicamente ostili che animano il Governo imperiale verso l’Italia. Non è ulteriormente tollerabile da parte del Regio Governo un tale stato di cose che aggrava a tutto danno dell’Italia quel profondo contrasto tra la situazione di fatto e la situazione di diritto già risultante dall’alleanza dell’Italia o della Germania con due gruppi di Stati in guerra fra loro. Per le ragioni più sopra enunciate il Governo italiano dichiara, in nome di S. M. il Re, che l’Italia si considera, a partire dal 28 corrente, in stato di guerra con la Germania e prega il Governo Federale Svizzero di voler portare quanto precede, a conoscenza del Governo imperiale Germanico”.
Nella serata del 27 agosto 1916, partiva da Roma un documento ufficiale, con il quale si informava il Governo germanico che il Regno d’Italia si considerava in guerra con la Germania a partire dal giorno dopo 28 agosto. L’Italia dopo circa dieci mesi di neutralità, era scesa in guerra contro l’Impero Austro-ungarico il 24 maggio 1915, ma senza dichiarare guerra alla Germania.
Nell’estate del 1916 i rapporti tra l’Italia e la Germania si fecero più tesi e il Governo, sollecitato dagli Alleati e dagli interventisti di sinistra non aspettava che un’occasione per rompere con Berlino. A metà luglio, il Dipartimento germanico degli Affari Esteri informava, per mezzo del Governo svizzero, il nostro Governo di aver sospesi i pagamenti delle pensioni operaie dovute a cittadini italiani e le banche tedesche furono invitate a non eseguir pagamenti ai creditori italiani, trattandoli alla stregua dei cittadini di Stato nemico.
In Belgio il governatore tedesco, il generale Von Bissing, proibiva gli Italiani mobilitati o mobilizzabili di uscire dal territorio belga e li sottoponeva a rigorosa sorveglianza. In seguito alla sospensione dei pagamenti delle pensioni, il Governo italiano dispose che fosee l’Italia stessa a provvedere al pagamento delle pensioni e delle rendite dovute e il il 13 luglio emanò un decreto con il quale si estendevano ai sudditi degli Stati nemici o alleati degli Stati nemici le disposizioni adottate contro l’Impero austro-ungarico.
In conseguenza di queste disposizioni, si vietavano tutti i passaggi di proprietà e di beni mobiliari ed immobiliari appartenenti a sudditi germanici, e si proibiva a questi di istituire azioni giudiziarie in Italia, si concedeva, per rappresaglia, facoltà si sequestrare ì beni dei cittadini tedeschi e si decretava il divieto di pagamento o dell’esecuzione di qualsiasi obbligazione e la sorveglianza delle imprese e aziende commerciali tedesche. Contemporaneamente aumentavano le pressioni sul Governo affinché dichiarasse la guerra alla Germania.
Il 30 luglio, durante una commemorazione a Genova per Cesare Battisti, il presidente della lega antitedesca, presentava tra gli applausi del pubblico un ordine del giorno da inviarsi al Governo, nel quale si facevano i seguenti voti: internamento degli austro-tedeschi residenti ancora nel regno; sequestro dei beni appartenenti a loro appartenenti, con effetto retroattivo fino al 4 agosto 1914; sequestro completo dei brevetti tedeschi ed anche di quelli di quei cittadini italiani che fungevano da prestanomi; rottura di tutte le relazioni commerciali, finanziarie con la Germania; guerra alla Germania ed invio dei soldati italiani sul fronte francese.
Il 7 agosto si tenne al teatro Carcano di Milano un comizio per caldeggiare l’estensione della guerra alla Germania e il giorno successivo l’Italia denunciava il trattato doganale e di navigazione tedesco-italiano e un decreto luogotenenziale dava facoltà al Governo italiano di mettere sotto controllo ed eventualmente sequestrare e liquidare le aziende i cui capitali appartenevano in totalità o in prevalenza a sudditi di Stati nemici o di alleati di Stati nemici.
Il 9 agosto 1916, giorno in cui le truppe italiane entravano a Gorizia, si teneva un convegno con il Ministro inglese del Commercio e l’ambasciatore britannico che culminavano il 12 successivo con gli accordi italo-inglesi di Pallanza, accordo che comunque rappresentò una delusione per l’Italia, la quale per la imminente rottura con la Germania e per la recentissima vittoria di Gorizia, si aspettava molto di più dall’Inghilterra.
Il processo di rottura con la Germania procedette comunque senza interruzioni, il 26 agosto venne confiscato palazzo Venezia, appartenente all’Austria e già sede degli ambasciatori austro-ungarici presso il Vaticano. Il significato simbolico-nazionalistico assunto dall’edificio dopo la restituzione spinse, nel 1922, Benito Mussolini a sceglierlo come sede del governo fascista e utilizzare come proprio ufficio la Sala del Mappamondo in cui si apre il celebre balcone settecentesco.
Due giorni dopo il ministro degli Esteri, a mezzo dell’ambasciatore a Berna, faceva rimettere al Governo Federale Svizzero la comunicazione riportata ad inizio post, in cui si comunicava l’inizio della guerra con la Germanica per il giorno successivo, 28 agosto 1916. Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.