19 e 20 gennaio 1943, la battaglia di Nowo Postojalowka

” … quella sanguinosa, disperata battaglia che durò, pressoché ininterrotta, per più di trenta ore ed in cui rifulse il sovrumano e sfortunato valore dei battaglioni e dei gruppi della Julia e della Cuneense, che ne uscirono poco meno che distrutti”. … la più dura, lunga e cruenta fra le molte sostenute dagli alpini, sia in linea sia nel corso del ripiegamento.”

Generale Emilio Faldella, nella sua “Storia delle truppe alpine”

Il 19 e 20 gennaio 1943 nell’ambito dell’offensiva Ostrogožsk-Rossoš‘, si svolse il più rilevante scontro armato, per reparti impegnati e per numero di caduti, fra le divisioni alpine in ritirata e l’Armata Rossa. Nella piccola località di Nowo Postojalowka le divisioni Julia e Cuneense, due delle tre unità che componevano il Corpo d’Armata Alpino, giunsero nel pieno della fase di ripiegamento dalle posizioni che occupavano sul fiume Don, dopo lo sfondamento dei sovietici nel settore tenuto dalle truppe tedesche e ungheresi. Qui le nostre divisioni, già duramente provate dalla fatica, dal freddo e dalla fame, si trovarono a combattere contro un nemico superiore in uomini e armi.

La battaglia ebbe verso mezzogiorno del giorno 19, quando la colonna dell’8º Reggimento alpini della Julia si trovò sbarrata la strada da ingenti truppe sovietiche, asserragliate nella piccola località, formata da un gruppuscolo di isbe situato sulla pista che le divisioni alpine in ritirata dovevano percorrere, su una dorsale che separa la valle del fiume Rossosch da quella dell’Oljkowatka, prima della confluenza nel Don. Gli alpini si prodigarono in attacchi ripetuti, prima il Battaglione Gemona, appoggiato dall’artiglieria del Gruppo Conegliano, poi il Tolmezzo e il Cividale, si lanciarono in attacchi disperati, che vennero sempre respinti dai russi, che anzi passarono al contrattacco con componenti corazzate.

Nella notte i battaglioni della Julia furono raggiunti dalla colonna del 1º Reggimento alpini della Divisione Cuneense e i comandanti concordarono di procedere prima dell’alba ad un nuovo attacco. L’azione fu affidata agli alpini del Battaglione Ceva, ma anche in quella occasione, gli attaccanti furono respinti dalle artiglierie e dal contrattacco dei carri armati sovietici. Più tardi arrivarono gli altri battaglioni della Cuneense e i comandanti delle due divisioni, Emilio Battisti per la Cuneense e Umberto Ricagno della Julia, concordarono di procedere all’attacco delle posizioni nemiche con tutti reparti disponibili, occorreva a tutti i costi sfondare.

Gli attacchi dei nostri alpini, condotti con la forza della disperazione, continuarono per tutta la giornata, ma furono sempre respinti dai cannoni e dalle mitragliatrici russe posizionate fra le case di Nowo Postojalowka e dalle incursioni dei temibili carri armati sovietici T-34. Durante i combattimenti caddero eroicamente il comandante del Battaglione Mondovì, maggiore Mario Trovato, e quello del Ceva, tenente colonnello Giuseppe Avenanti, oltre a decine di ufficiali e migliaia di alpini. Il generale Emilio Battisti, nella relazione “La Divisione Alpina Cuneense al fronte russo”, scrisse:

“Il giorno 20 gennaio, per rompere lo sbarramento nemico … furono impiegati … quattro battaglioni alpini che andarono quasi completamente distrutti.”

Nel durissimo scontro, vennero praticamente annientati i battaglioni alpini Saluzzo, Ceva, Borgo S. Dalmazzo, Dronero e Mondovì. Nonostante tutto, molti alpini non si arresero, come il maggiore Carlo Boniperti del Saluzzo che, con i suoi ultimi 150 uomini cerco’ di forzare il passaggio o come il capitano Lino Ponzinibio, comandante del Mondovì, medaglia d’oro al Valor Militare che, seppur ferito, respinse l’ordine di resa e con quel che restava della sua unità resistette ancora per circa due ore con i suoi alpini, inchiodati nella neve sotto il fuoco dell’artiglieria e dei mortai.

Nella dura battaglia di Nowo Postojalowka, l’unica combattuta sul fronte orientale esclusivamente da truppe italiane, senza il concorso, seppur minimo, di reparti o mezzi corazzati alleati e durata circa trenta ore, la Divisione Alpina Cuneense venne praticamente distrutta, anche se il calvario dei superstiti che continuarono ad avanzare combattendo, si concluderà solo il 27 gennaio 1943, quando la cattura del Generale Battisti e degli ufficiali al suo comando, decretò la fine della grande unità.

Alla gloriosa divisione alpina toccò in questa tragica campagna il doloroso primato delle perdite, quasi 14 mila fra ufficiali, sottufficiali, alpini morirono o furono dichiarati dispersi in terra di Russia. Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci Vi diamo appuntamento al prossimo. Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci, Vi diamo appuntamento al prossimo. Mi piace e commenti e/o suggerimenti su come migliorare l’articolo e il blog in generale saranno molto graditi.

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