28 aprile 1945, la strage partigiana di Rovetta nel bergamasco

“Io ho perso non solo la guerra, ma la mia città, la mia Dalmazia. Avevo giurato di vincere o di morire. Una guerra si può perdere, ma con onore, non servendo ed ossequiando il nemico. Noi non abbiamo tradito! Viva il Duce, viva l’Italia!”.
Tenente Giuseppe Mazzoni (
1^ Legione M d’Assalto “Tagliamento” della G.N.R.

Siamo all’indomani del 25 aprile 1945 data convenzionalmente fissata come giorno dell’insurrezione generale delle forze partigiane. I tedeschi sono in ritirata verso quel che rimane del Terzo Reich e le forze molto consistenti ancora in armi della Repubblica Sociale si ritrovano senza ordini e con il dilemma su cosa fare. Resistere in armi in attesa di consegnarsi ai comandi alleati, sbandarsi o consegnarsi alle forze partigiane che promettono salva la vita, ma che come vedremo in seguito faranno tutto l’opposto?

Siamo nella bergamasca, è il 26 aprile 1945 un plotone della 6ª Compagnia della 1ª Legione M d’Assalto “Tagliamento” di presidio al Passo della Presolana, al quale si aggiungono alcuni militi della 5ª compagnia dello stessa Legione, sentite le notizie della disfatta tedesca decise, malgrado la contrarietà di alcuni, di arrendersi, sollecitato in tal senso anche dal Franceschetti, proprietario dell’albergo che ospitava i militi. Presa la decisione i militi in armi si dirigono verso la località di Clusone.

Si trattava in tutto di 47 militi comandati dal giovane S.Ten. Panzanelli di 22 anni, inquadrati nella Guardia Nazionale Repubblicana che si era distinto per la ferocia con cui aveva condotto la lotta anti partigiana. Giunti nei pressi di Rovetta, i militi vengono raggiunti dai partigiani e cominciano le difficili trattative con il locale C.L.N. che, promette un trattamento conforme alle convenzioni internazionali. Raggiunto l’accordo, anche con la garanzia del prete del luogo, Don Giuseppe Bravi, che era anche segretario del C.L.N., le armi vengono deposte e i militi alloggiati nelle locali scuole elementari.

Questo comitato C.L.N. purtroppo si era autoproclamato tale, non aveva poteri effettivi e le sue garanzie non avevano alcun valore, cosa che il Panzanelli non poteva certo immaginare. La garanzia sottoscritta prevedeva che i soldati appena arresi sarebbero stati consegnati alle autorità del Regno del Sud o agli eserciti regolari degli Alleati. Come vedremo in altri innumerevoli casi simili, erano giorni concitati, giorni di vendetta in cui nessuna garanzia valeva, erano giorni da far west in cui improvvisati giustizieri mietevano vittime in nome di una giustizia che colpiva senza nessun processo.

Il giorno 28 il dramma cominciò a delinearsi in quanti giunsero a Rovetta due camion di partigiani provenienti da Lovere, questi si appartenenti al C.L.N. che avevano saputo della presenza dei prigionieri. Appena arrivati in paese chiesero brutalmente la consegna dei prigionieri. Nessuno poteva e forse voleva opporsi, pur sapendo a quale destino i ragazzi, ricordiamoci che andavano da un età di 15 a un massimo di 22 anni, andavano incontro.

Il sottotenente Panzanelli esibì inutilmente la copia dell’atto di resa, che fu fatto a pezzi. Chiese ancora che fosse lui e lui solo a pagare, e sollecitò per i suoi soldati un trattamento equo così come previsto dai patti sottoscritti, ma tutto fu inutile. Dovette così raccogliere dignitosamente gli occhiali e avviarsi al suo crudele destino; seguito dai suoi soldati, divisi a piccoli gruppetti. Don Bravi protestò energicamente solo quando i partigiani gli dissero che avrebbero fucilato i militari conto il muro della chiesa, dicendo che glielo avrebbero sporcato, e per il resto subì e fu parzialmente acquiescente.

Merico Zuccari comandante della Tagliamento con Mussolini
Merico Zuccari comandante della Tagliamento con Mussolini

Anche lui si rimangiò la parola: l’importante, per lui, era l’aver scongiurato una futura sconsacrazione della parrocchia e tanto gli bastava. Così dopo feroci maltrattamenti, 43 di loro (uno, Fernando Caciolo, della 5ª Cmp, sedicenne di Anagni, riuscì a fuggire e tre giovanissimi, Chiarotti Cesare, 1931, di Milano, Ausili Enzo, 1928, di Roma e Bricco Sergio, 1929, di Como, vennero risparmiati) vennero condotti presso il cimitero di Rovetta e qui fucilati. Ben 28 di loro avevano meno di 20 anni. L’ultimo ad essere ucciso, dopo aver assistito alla morte di tutti i camerati, fu il Vice brigadiere Giuseppe Mancini, figlio di Edvige Mussolini sorella del Duce.

Dopo la guerra alcuni di quei partigiani ritenuti responsabili della strage furono individuati e processati. Ma la sentenza fu di non luogo a procedere in forza del Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 194 del 12 aprile 1945, firmato da Umberto di Savoia, che in un unico articolo dichiarava non punibili le azioni partigiane di qualsiasi tipo perché da considerarsi “azioni di guerra”. Veniva di fatto legittimato anche il massacro di prigionieri inermi compiuta, per giunta, quando la guerra era ormai terminata.

Sotto riportiamo elenco dei 43 legionari della TAGLIAMENTO fucilati e la loro età:

ANDRISANO Fernando, anni 22
AVERSA Antonio, anni 19
BALSAMO Vincenzo, anni 17
BANCI Carlo, anni 15
BETTINESCHI Fiorino, anni 18
BULGARELLI Alfredo, anni 18
CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21
CAVAGNA Carlo, anni 19
CRISTINI Fernando, anni 21
DELL’ARMI Silvano, anni 16
DILZENI Bruno, anni 20
FERLAN Romano, anni 18
FONTANA Antonio, anni 20
FONTANA Vincenzo, anni 18
FORESTI Giuseppe, anni 18
FRAIA Bruno, anni 19
GALLOZZI Ferruccio, anni 19
GAROFALO Francesco, anni 19
GERRA Giovanni, anni 18
GIORGI Mario, anni 16
GRIPPAUDO Balilla, anni 20
LAGNA Franco, anni 17
MARINO Enrico, anni 20
MANCINI Giuseppe, anni 20
MARTINELLI Giovanni, anni 20
PANZANELLI Roberto, anni 22
PENNACCHIO Stefano, anni 18
PIELUCCI Mario, anni 17
PIOVATICCI Guido, anni 17
PIZZITUTTI Alfredo, anni 17
PORCARELLI Alvaro, anni 20
RAMPINI Vittorio, anni 19
RANDI Giuseppe, anni 18
RANDI Mario, anni 16
RASI Sergio, anni 17
SOLARI Ettore, anni 20
TAFFORELLI Bruno, anni 21
TERRANERA Italo, anni 19
UCCELLINI Pietro, anni 19
UMENA Luigi, anni 20
VILLA Carlo, anni 19
ZARELLI Aldo, anni 21
ZOLLI Franco, anni 16

Per chi volesse approfondire la storia della 1ª Legione M d’Assalto “Tagliamento” della Repubblica Sociale segnaliamo il libro Una legione in armi. La Tagliamento tra onore, fedeltà e sangueQuesta la recensione ufficiale del libro:

Una legione in armi. La Tagliamento tra onore, fedeltà e sangueLa ricerca ricostruisce la storia di una formazione della Rsi, la I Legione d’Assalto M Tagliamento, alla quale appartennero personaggi diventati poi famosi, per motivi diversi, nella società italiana democratica: Giorgio Albertazzi, Carlo Mazzantini e Giose Rimanelli. Sorto per volere del Comando Tedesco, il reparto si sviluppò attorno ad un nucleo di soldati e di camicie nere che, l’8 settembre 1943, si recarono a Frascati ad offrire i propri servigi al gen. Kesselring e che, dopo aver giurato fedeltà a Hitler, affiancarono le truppe tedesche nell’occupazione del nostro Paese. “Una legione in armi” ricostruisce le finalità e gli obiettivi della dura controguerriglia intrapresa dalla Tagliamento contro partigiani, lavoratori OT, soldati alleati e popolazione civile e analizza le forme della violenza utilizzata (uccisioni, stupri e torture) pur non trascurando gli aspetti più propriamente militari del reparto: la struttura, l’arruolamento, le diserzioni, la disciplina, l’ideologia.

Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che lo abbiate apprezzato e vogliate continuare a seguirci, Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

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