«Ignoto il nome – folgora il suo spirito – dovunque è l’Italia – con voce di pianto e d’orgoglio – dicono – innumeri madri: – è mio figlio»

Alle otto del mattino del 29 ottobre del 1921, partiva da Aquilea un treno destinato ad entrare nella storia della nostra amata Nazione. Era l’ultimo viaggio della salma del Milite Ignoto verso l’Altare della Patria, per essere tumulata all’interno del Vittoriano il 4 novembre. Furono 120 le stazioni, lungo cinque regioni ove migliaia di persone resero onore ad un corpo senza nome, simbolo imperituro del sacrificio per la Patria, che in quei giorni pareva più unita che mai.

La folla sui binari al passaggio del treno dalla stazione di Arezzo con la bara del Milite Ignoto
La folla sui binari al passaggio del treno dalla stazione di Arezzo

Intere città accorsero ad omaggiare la salma e lungo la ferrovia folle si assieparono in uno slancio di Patriottismo senza pari. Era l’apoteosi del Milite Ignoto che rifondava la Patria e il Patriottismo Italiano. Vediamo ora in breve l’affascinante storia del Milite Ignoto e del suo ultimo viaggio.

Durante la Grande Guerra, tra i 651 mila caduti italiani, furono tantissimi i soldati morti e rimasti senza nome. Il cerimoniale che andremo a raccontare nel presente post era stato proposto nell’agosto del 1920 dal colonnello Giulio Douhet, il maggior teorico militare degli anni Venti e l’unico la cui opera varcò i confini nazionali, che voleva onorare con una grande manifestazione i caduti italiani della Grande Guerra.

Il Ministero della Guerra costituì una commissione a cui fu dato l’incarico di individuare undici salme di soldati italiani non identificati: tra esse si sarebbe scelta quella da seppellire solennemente all’Altare della Patria in una tomba, che sarebbe diventata il monumento al Milite Ignoto. Tale commissione era formata dal generale Giuseppe Paolini, dal colonnello Vincenzo Paladini, dal tenente Augusto Tognasso, dal sergente Ivanoe Vaccarini, dal caporal maggiore Giuseppe Sartori e dal soldato Massimo Moro, tutti accomunati dal fatto di essere stati insigniti con la medaglia d’oro al valor militare.

Le undici salme furono scelte nell’ottobre del 1921 dalla citata commissione, essi cercarono nei cimiteri di guerra sparsi lungo il fronte italiano della prima guerra mondiale, che andava dal passo alpino dello Stelvio al mare Adriatico. I punti precisi dove vennero cercate le salme non furono casuali: erano i luoghi dove la guerra fu più dura e gli scontri più accaniti.

Ogni salma proveniva da una zona precisa del fronte: Rovereto, le Dolomiti, gli Altipiani, il monte Grappa, Montello, il Basso Piave, il Cadore, Gorizia, il Basso Isonzo, il monte San Michele e Castagnevizza del Carso. Come criterio di scelta, fu individuato quello più selettivo: non vennero prese in considerazione le salme a cui erano associate, ad esempio, le mostrine o l’elmetto, grazie ai quali si sarebbe potuto risalire al reggimento di appartenenza del soldato.

Le undici bare furono poi portate provvisoriamente a Gorizia per poi essere trasferite ad Aquileia il 27 ottobre 1921. Al passaggio di questi convogli militari le strade dei paesi si riempivano di gente che attendeva il loro passaggio, con le finestre delle abitazioni che si ricoprivano di bandiere tricolori e le campane delle chiese che suonavano “a morto”.

Maria Bergamas, madre di un disperso della prima guerra mondiale, che scelse, il 28 ottobre 1921, la salma da inumare all'Altare della PatriaLa scelta della salma a cui dare solenne sepoltura all’Altare della Patria fu affidata a Maria Bergamas, madre di Antonio Bergamas, volontario irredentista di Gradisca d’Isonzo, che aveva disertato dall’esercito austroungarico per unirsi a quello italiano, e che era morto in combattimento senza che il suo corpo fosse stato mai ritrovato.

Il corpo del soldato da tumulare all’Altare della Patria fu scelto il 28 ottobre 1921 nella basilica di Aquileia. Maria Bergamas fu condotta di fronte alle undici bare allineate, che passò in rassegna accasciandosi al suolo davanti al decimo feretro su cui, per questo motivo, cadde la scelta.

Le altre dieci salme trovano riposo nel cimitero degli eroi di Aquileia, dove è stabilmente schierata la Guardia d’Onore. Nel frattempo all’Altare della Patria al Vittoriano a Roma fu realizzato il loculo che avrebbe ospitato il Milite Ignoto.

La bara così selezionata fu quindi collocata sull’affusto di un cannone e deposta su un carro funebre ferroviario seguito da altre sedici carrozze che venne disegnato per l’occasione da Guido Cirilli: la salma, fino al convoglio ferroviario, fu scortata da alcuni reduci decorati con la medaglia d’oro al valor militare.

La salma del Milite Ignoto viene issata sul carro funebre nella stazione di Aquileia, il 29 ottobre 1921, il carro funebre ferroviario che trasportava la salma riportava le scritte “Mcmxv” e “Mcmxviii”, ovvero gli anni di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale. Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel cimitero di guerra che circonda la basilica nella Tomba dei dieci militi ignoti.

La salma del Milite Ignoto viene issata sul carro funebre nella stazione di Aquileia (29 ottobre 1921)

Al Milite Ignoto, il 1º novembre 1921, su iniziativa dell’onorevole Giovanni Giuriati, fu conferita la Medaglia d’Oro al valor militare, massima decorazione militare italiana, con una motivazione che fu poi riportata anche sul lato del suo sacello che si trova internamente al Vittoriano, nell’omonima cripta:

«Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria»

(Motivazione della concessione al Milite Ignoto della medaglia d’oro al valor militare)

Il ministro della Guerra, in un comunicato ufficiale, aggiunse, in riferimento al conferimento della medaglia d’oro al Milite Ignoto:

«Lo sconosciuto, il combattente di tutti gli assalti, l’eroe di tutte le ore, ovunque passò o sostò, prima di morire, confuse insieme il valore e la pietà. Soldato senza nome e senza storia, Egli è la storia: la storia del nostro lungo travaglio, la storia della nostra grande vittoria.»

Il viaggio della salma verso Roma, che durò dal 29 ottobre al 2 novembre, si compì su un convoglio ferroviario, trainato da due locomotive a vapore del gruppo FS 740 (una di esse, l’unità 740.115, è conservata nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa), sulla linea Aquileia-Roma, passando per Udine, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione avesse modo di onorare il caduto.

Furono molti gli italiani che attesero, a volte anche per ore, il passaggio del convoglio al fine di poter rendere onore alla salma del Milite Ignoto. Il suo passaggio era infatti sempre contornato da ali di folla, così come il suo arrivo era preavvisato da aeroplani in volo. La gente che attendeva lungo i binari il passaggio del treno si adeguò alla consegna del silenzio, che era stata ordinata dalle autorità; le persone rendevano onore al Milite Ignoto tramite gesti con le mani o con i fazzoletti senza proferire parola.

Una Stella d’Italia in bronzo era collocata su una delle due locomotive che trainava il carro funebre ferroviario, mentre una seconda stella era rappresentata sull’edificio principale della stazione di Roma Tiburtina, all’epoca conosciuta come “stazione di Portonaccio”, che accolse il convoglio nella sua destinazione finale.

La salma del Milite Ignoto trasportata dai decorati con la medaglia d'oro al valor militare (4 novembre 1921)

La salma del Milite Ignoto arrivò a Roma il 2 novembre: le bandiere di tutti i reggimenti delle forze armate italiane e le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con re Vittorio Emanuele III di Savoia in testa, accolsero l’arrivo della salma muovendosi incontro al Milite Ignoto per poi seguirne il feretro.

Subito dopo l’arrivo a Roma, la salma del Milite Ignoto fu trasferita alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, dove furono officiate le esequie solenni: qui vi rimarrà, esposta al pubblico, fino alla mattina del 4 novembre. Per l’occasione la basilica restò aperta tutta la notte per consentire alla popolazione di tributargli omaggio; la salma riposava in una semplice cassa di quercia che fu vegliata, per l’occasione, da guardie d’onore che si avvicendavano ogni dodici minuti.

Le esequie erano state celebrate nelle prime ore della mattina da Angelo Bartolomasi, vescovo di Trieste, ovvero dallo stesso sacerdote che aveva benedetto ad Aquileia le undici salme con l’acqua del fiume Timavo, corso d’acqua che scorre tra Croazia, Slovenia e Italia nella zona dove un tempo era situato il fronte italiano della prima guerra mondiale.

L'arrivo della salma del Milite Ignoto all'Altare della Patria (4 novembre 1921)
L’arrivo della salma all’altare della patria

La mattina del 4 novembre 1921 la bara fu portata a spalla da dodici militari, che erano stati insigniti con la medaglia d’oro al valor militare e poi caricata su un affusto di cannone trainato da sei cavalli.

Venne quindi trasferita lungo le vie di Roma fino all’Altare della Patria al Vittoriano per la sepoltura solenne, che avvenne in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Il servizio d’ordine della manifestazione fu espletato da diecimila soldati e duemila carabinieri.

L’affusto di cannone che trasportava la bara arrivò in piazza Venezia alle nove e mezza del mattino. Al suo arrivo i militari che erano in testa al corteo del Milite Ignoto si allargarono e si disposero su due linee laterali lungo gli estremi della scalinata del Vittoriano. A questo punto suonarono le campane di tutte le chiese di Roma e furono sparati dei colpi a salve dal cannone del Gianicolo.

Alle ore dieci la bara del Milite Ignoto salì verso l’Altare della Patria accompagnata dal rullio di tamburi: l’accompagnamento con tamburi era con un’antica tradizione che avveniva durante la celebrazione delle esequie dei principi sabaudi e che fu rispolverata per l’occasione da re Vittorio Emanuele III. Contemporaneamente, lungo tutta l’Italia, vennero officiate cerimonie religiose in onore al Milite Ignoto.

Sulla sua bara furono deposte la medaglia d’oro al valore militare assegnata il 1º novembre 1921 e un elmetto da fante. La bara fu poi adagiata nel sacello, che fu chiuso dalla pietra sepolcrale di marmo riportante la scritta latina “Ignoto Militi”.

L’Altare della Patria fu vegliato dal 1° al 5 novembre, da allora la tomba del Milite Ignoto è sempre vigilata da un guardia d’onore e da due fiamme che ardono perennemente.

La salma del Milite Ignoto trasportata dai decorati con la medaglia d'oro al valor militare (4 novembre 1921)

La cerimonia del 4 novembre 1921 è stata la più importante manifestazione patriottica dell’Italia unita, visto che vi partecipò un milione di persone.  Durante la cerimonia ci fu la consegna, in tutta Italia, del silenzio, che fu rotto per mezz’ora nel momento dell’inumazione del Milite Ignoto, oltre che dai citati tamburi, dal suono delle campane di tutte le città della Penisola e dallo sparo di ventun colpi di cannone da tutti i presidi militari

La consegna del silenzio fu assoluta: per tutta la cerimonia vennero vietati tutti i discorsi, anche quelli ufficiali delle autorità. Il silenzio poteva essere rotto solamente dai lamenti dalle mogli e dalle madri dei caduti in guerra.

Durante la manifestazione del 24 maggio 1935, che era dedicata al ventennale dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale, fu inaugurata la già citata cripta del Milite Ignoto: essa è un locale situato sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II, da cui è possibile vedere il lato del sacello del Milite Ignoto che dà all’interno del Vittoriano.

L’epigrafe della parte interna della pietra sepolcrale del Milite Ignoto riporta la scritta “Ignoto Militi” e le date di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, ovvero “Xxiv Maggio Mcmxv” (24 maggio 1915) e “Iv Novembre Mcmxviii” (4 novembre 1918). L’epigrafe del lato esterno della pietra sepolcrale, quella che fa parte dell’Altare della Patria, riporta invece la scritta “Ignoto Militi” e gli anni di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, ovvero “Mcmxv” (1915) e “Mcmxviii” (1918).

Sulla porta del simulacro è presente questo epitaffio, che è stato redatto da re Vittorio Emanuele III in persona:

«Ignoto il nome – folgora il suo spirito – dovunque è l’Italia – con voce di pianto e d’orgoglio – dicono – innumeri madri: – è mio figlio»

Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

 

 

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