29 luglio 1917, nascono gli Arditi

Avanti, Ardito le Fiamme Nere
sono come simbolo fra le tue schiere
scavalca i monti, divora il piano,
pugnal fra i denti le bombe in mano !…

Il testo sopra riportato è l’inno “Fiamme Nere” noto anche come “Canto” o “Inno degli Arditi”. Lo stesso venne ripreso dai Fascisti all’inizio degli anni venti e poi nel periodo della Repubblica Sociale come inno delle Brigate Nere. Ma vediamo ora chi erano i tanto famigerati “Arditi”.

Era il 29 luglio 1917, esattamente 101 anni fa quando lo stesso re Vittorio Emanuele III sancì la nascita dei reparti d’assalto. Era la conclusione del processo di formazione cominciato nel 1914, quando in ogni reggimento del Regio Esercito venne creato un gruppo di esploratori addestrati ad agire dietro le linee nemiche.

Antesignani degli Arditi si possono considerare anche i componenti delle cosiddette “Compagnie della morte”, pattuglie speciali di fanteria o del genio adibite al taglio o al brillamento dei reticolati nemici, facilmente riconoscibili per l’uso di corazze ed elmetti.

Compagnie della Morte con le corazza tipo Farina
Compagnie della Morte con le corazza tipo Farina

Nel 1916 il Comando Supremo decise di premiare con la qualifica di militare ardito chi si fosse distinto per decisione e coraggio, con l’espresso divieto di creare unità speciali. Il distintivo, era pensato esclusivamente come premio e come indicazione del soldato da portare ad esempio.

Nel 1917 a seguito di proposte e studi da parte di giovani ufficiali stanchi della stasi e dell’inutile massacro della vita di trincea, che si erano ispirati alla circolare informativa del 14 marzo del 1917 sulle truppe d’assalto dell’esercito austro-ungarico, si arrivò alla sperimentazione di un’unità appositamente costituita.

Il compito venne affidato all’ora capitano Giuseppe Bassi che nel novembre del 1916, aveva presentato uno studio sull’uso delle pistole mitragliatrici. Bassi venne autorizzato ad addestrare un plotone sperimentale di pistolettieri, mentre il brigadiuer genrrale Graziaoli istituiva nei prezzi di Gorizia un campo di esperienze di brigata.

L’attacco al Monte San Marco del 14 maggio 1917 furono l’occasione per dimostrare l’efficenza delle nuove tattiche, Bassi venne promosso maggiore e gli fu autorizzata la costituzione di una compagnia sperimentale, su cui testare le nuove tattiche, nel frattempo implementate anche dall’uso delle mitragliatrici pesanti.

Il 25 giugno dopo una serie di positive esercitazioni, il Comando Supremo ordinò l’istituzione di un reparto d’assalto per ogni armata. Era la nascita degli Arditi. La 2ª armata aderì per prima alla richiesta e istituì a Sdricca di Manzano presso Gorizia la scuola delle truppe d’assalto, agli ordini del neopromosso tenente colonnello Bassi che disegnò subito distintivo e nuova uniforme.

Alberto Bassi, il fondatore degli Arditi e ideatore delle loro tecniche di combattimento
Tenente Colonnello Alberto Bassi, il fondatore degli Arditi e ideatore delle loro tecniche di combattimento

Sarà come detto prima lo stesso re Vittorio Emanuele il 29 luglio del 1917, dopo aver assistito alle esercitazioni del nuovi reparti, ad approvare la nuova uniforme e il nuovo equipaggiamento. Il 10 agosto il Comando Supremo ordinerà ad ogni armata l’invio di proprio ufficiali alla scuola di Sdricca per l’apposito addestramento.

I neonati reparti d’assalto si svilupparono quindi come corpo a sé stante, la nuova uniforme venne ripresa da quella dei bersaglieri ciclisti, al bavero della giubba erano cucite le mostrine: fiamme nere a due punte. Il nero venne scelto quale simbolo di italianità in omaggio ai carbonari risorgimentali.

Le fiamme nere identificheranno gli Arditi provenienti dalla fanteria mentre i militari provenienti dai Bersaglieri e dagli Alpini conservavano le mostrine delle specialità d’origine, rispettivamente fiamme cremisi e fiamme verdi, ma sarà il  termine “Fiamme Nere” che sarà usata per indicare gli Arditi.

La “Fiamma Nera”,era anche l’insegna, in genere un gagliardetto nero, che precedeva il Reparto nell’assalto. Avanti, Ardito le Fiamme Nere sono come simbolo fra le tue schiere
scavalca i monti, divora il piano, pugnal fra i denti le bombe in mano !… era appunto il ritornello del loro Inno.

Gli Arditi vennero organizzati in Reparto d’Assalto con in organico 735 militari. Il reparto era costituito da I II e III Compagnia ognuna su circa 200 militari e da una IV compagnia di complementi su circa 135 uomini. Ogni compagnia era strutturata su I II III e IV Plotone d’Attacco, dal V Plotone Specialisti e dal VI Plotone Lanciafiamme.

Il Plotone d’attacco era a sua volta suddivisi in 4 squadre d’assalto e una coppia di Coppia di Munizionamento composta appunto da 2 militari con 4 bisacce da 150 bombe a mano l’una, mentre il plotone specialisti comprendeva I Squadra Mitraglieri (2 mitragliatrici pesanti con 20.000 cartucce), II Squadra Guastatori e III Squadra Segnalatori.

Nell’ambito del plotone d’attacco, i militari della I e la IV squadra avevano in dotazione 1 pugnale e 20 bombe a mano a testa, mentre la II e la III oltre alla stessa dotazione individuale avevano in dotazione 1 pistola mitragliatrice Villar Perosa Calibro 9 Glisenti con 10.000 cartucce. Infine ogni Squadra d’attacco era suddivisa in 5/6 coppie.

Gli allievi Arditi vennero inviati alle scuole di specialità, delle quali la prima e la più famosa era quella di Sdricca di Manzano, cittadina nei pressi di Gorizia, sulle rive del Natisone, tutte le scuole che vennero dopo erano modellate su quella di Sdricca. Alle nuove reclute veniva consegnata la nuova uniforme con il collo aperto, senza però il permesso di indossare le mostrine nere, nè tantomeno si poteva indossare il brevetto di Ardito, riservato a coloro che, dopo due-tre settimane di durissimo addestramento, erano ritenuti ideonei.

I primi giorni di addestramento erano dedicati ai test fisici e psicologici, alle prime lezioni con le armi individuali, le bombe a mano e l’arma di eccellenza dell’Ardito il pugnale. Per scremare gli allievi e liberarsi dei non ideonei, gli ufficiali svilupparono alcune prove per valutare la resistenza psicologica e all’esposizione prolungata al fuoco. Dopo l’addestramento tecnico, l’Ardito era pronto per quello tattico: nel poligono appositamente costruito per rappresentare ogni possibile ostacolo o situazione di pericolo e al termine di esso gli allievi erano pronti per l’esercizio finale.

Venivano simulati assalti alla “collina-tipo” perfetta riproduzione di una ridotta austro-ungarica svolti sotto il fuoco e ripetute più volte al giorno fino a far raggiungere la personale un determinato livello di “immunizzzazione al pericolo”. Dopo le esercitazioni nel poligono, gli allievi rimasti divenivano “Arditi” e venivano inviati al fronte. Il loro impiego operativo nella Grande guerra non è oggetto di trattazione nel post odierno che ne celebra solo la nascita. Tratteremo l’argomento in appositi post successivi per evitare di dilungarci troppo.

Veterano degli Arditi con il petto pieno di decorazioni
Veterano degli Arditi con il petto pieno di decorazioni

Concludiamo ricordando che nei primi mesi del 1919 il Comando Supremo sciolse il Corpo d’armata d’assalto, la 2ª Divisione d’assalto e tutti i reparti non indivisionati. Rimase operativa solo la 1ª Divisione d’assalto che nel marzo dello stesso anno venne inviata nella Libia italiana per operazioni di polizia coloniale.

Molti Arditi presero parte agli ordini del poeta guerriero Gabriele d’Annunzio ai sedici mesi di occupazione della città italiana di Fiume e la loro storia si chiuse, almeno ufficialmente sempre nel 1920 quando il nuovo ordinamento Bonomi, ne decretò lo scioglimento definitivo.

Ma se ne venne decretata la fine ufficiale lo spirito del corpo tornerà presto in auge, in quanto molti degli elementi distintivi degli Arditi furono in seguito ripresi dalle prime formazioni fasciste, tipicamente il fez nero, il teschio con il pugnale tra i denti.

Lo spirito del corpo si ritroverà anche nelle formazioni degli Arditi del Popolo (teschio ma con pugnale ed occhi rossi) e da varie squadre di difesa antifascista. La sezione romana dell’associazione Arditi d’Italia dette vita, in contrapposizione allo squadrismo fascista, agli Arditi del Popolo, gruppo paramilitare con connotazioni antifasciste che ebbe adesioni fra anarchici, comunisti, socialisti. Nati nell’estate del 1921 per opera di Argo Secondari, ex tenente delle “Fiamme nere”, (arditi che provenivano dalla fanteria) queste formazioni paramilitari arrivarono a contare circa 20.000 uomini iscritti.

Gli arditi fascisti e antifascisti si fronteggiarono a Parma nel 1922, quando circa 10.000 squadristi fascisti, prima al comando di Roberto Farinacci, poi di Italo Balbo, dovettero rinunciare a “conquistare” la città dopo 5 giorni di scontri nel quartiere popolare di Oltretorrente contro un consistente gruppo di socialisti, anarchici e comunisti, comandati dai capi degli Arditi del Popolo.

Si tornerà a parlare degli Arditi a livello ufficiale il 15 settembre del 1942, quando la specialità, fu ricostituita con l’attivazione del X Reggimento arditi,  che ebbe breve vita, fino al settembre successivo quando a seguito degli eventi armistiziali cessò nuovamente di esistere. Nel breve lasso di tempo gli Arditi ebbero comunque modo di mettersi in mostra combattendo valorosamente nella battaglia per la Sicilia, particolarmente nella durissima battaglia per il controllo del ponte di Primosole nella battaglia intorno a Catania e nel corso di un incursione nella zona di Palermo appena occupata dagli americani.

Chi volesse approfondire l’argomento può leggere il nostro post dedicato alla battaglia di Primosole al seguente link:

Diavoli verdi contro diavoli rossi, la battaglia del Ponte di Primosole

Le tradizioni degli Arditi verranno ereditate dal nuovo Esercito Italian a partire dal 1975 dal battaglione, poi reggimento dal 1995, 9º d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”. Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

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