4 maggio 1945, il martirio del giovane sottotenente della G.N.R. Luigi Lorenzi

La storia che andiamo a raccontare nel presente post, è di quelle che abbiamo voluto verificare per appurare che fosse una storia vera, in quanto di una mostruosità e malvagità che stentavamo a credere fosse potuta accadere veramente. Il malcapitato protagonista della storia che andiamo a narrare è un giovane di soli 20 anni della provincia di Bergamo, il sottotenente della Guardia Nazionale Repubblicana Luigi  “Gino” Lorenzi.

Gino Lorenzi

In quel tragico giorno, il 4 maggio del 1945, aveva da poco compiuto 20 anni essendo nato il 14 gennaio del 1925. Figlio del suo tempo, nato in pieno ventennio, nel 1944 raccoglie la chiamata della Patria e viene ammesso al corso allievi ufficiali della G.N.R., concepita per il controllo del territorio e che aveva unito le forze dei Carabinieri Reali, della Milizia e della Polizia dell’Africa Italiana. Alla fine del corso tenuto presso la scuola Allievi Ufficiali di Oderzo guadagna la nomina a sottotenente, per essere poi assegnato al Comando Provinciale di Treviso.

Il 28 aprile ’45, a Oderzo (Tv), alla presenza del parroco Abate Domenico Visentin i reparti della Repubblica Sociale presenti in zona concordano il cessate il fuoco e la deposizione delle armi con il C.L.N. che concede il relativo lasciapassare per il ritorno a casa,. Fra coloro che hanno ricevuto il documento vi è anche il giovanissimo ufficiale che così si incammina verso la città natale in compagnia dei suoi uomini, tutti disarmati, quando nei pressi del Ponte di Piave (Tv), una pattuglia di partigiani della Garibaldi, comandata dal famigerato “Falco” (alias Gino Semionato), li cattura e li rinchiude nelle carceri di Breda di Piave, in palese violazione dell’accordo.

Qui si celebra il solito processo farsa che si conclude naturalmente con la condanna a morte per tutti gli “imputati”, che a quel punto vengono condotti nei locali della cartiera Burgo di Mignagola in provincia di Treviso, dove i partigiani hanno allestito alla meno peggio un campo di detenzione per gli ex appartenenti alla Repubblica Sociale. La cartiera diventerà in quei giorni un vero e proprio campo di sterminio, dove trovarono la morte decine di fascisti o presunti tali. La “giustizia partigiana” comincia a far crepitare i mitra, senza neppure la concessione del conforto sacerdotale, tutti i catturati di quei giorni vengono uccisi ad esclusione di Luigi Lorenzi.

Il giovane, colpevole di aver combattuto fino all’ultimo, portava al collo un’immaginetta sacra con un effige religiosa e così i partigiani gli propongono l’abiura della fede in alternativa alla crocifissione. E’ proprio in quel frangente che si manifesta la tempra del giovane ufficiale del reparto “M” d’assalto “Romagna” che senza tremare, né implorare clemenza, si limita, prima di venire inchiodato come Gesù Cristo, a pronunciare una frase degna di un martire cristiano dei secoli lontani:

“Muoio come Nostro Signore nella croce. La croce che Gesù Cristo ha portato non può far paura a un cristiano”.

Ciò detta allarga le sue braccia offrendosi al sacrificio, e così, dopo essere stato orrendamente infisso con grossi chiodi alle mani e alle caviglie a una rozza croce formata con due rami, viene frustato e poi abbandonato tra atroci sofferenze fino a essere divorato dalle volpi. Gino 20 anni, muore, è il 4 Maggio 1945.

La sua crocifissione non fu purtroppo un episodio isolato, ma solo uno di una lunga e sangunosa serie di episodi simili. Le scene della via crucis rividero inchiodati a rozze assi molti altri “perdenti” fra cui il Capitano della G.N.R Mario Corticelli crocifisso su un tavolo d’osteria a Stellaneto (SV) e il S. Ten. Walter Tavoni crocifisso sulla porta di un cascinale.

La tomba del sottotenente Luigi Lorenzi

Il comandante “Falco” e i suoi accoliti, impuniti nel dopoguerra per decine di omicidi volontari, sono stati assolti da un tribunale della Repubblica nata dalla resistenza, con sentenza del 24/06/1954, perché i reati loro rubricati erano estinti per effetto dell’amnistia Togliatti, in quanto commessi in “lotta contro il fascismo”. Il corpo martoriato di Luigi Lorenzi riposa presso il campo della memoria del cimitero di Bergamo.

Per chi volesse approfondire la storia della Guardia Nazionale Repubblicana segnaliamo il libro La Guardia Nazionale Repubblicana: nella memoria del generale Niccolò Nicchiarelli. 1943-1945 che si avvale della testimonianza del Console Generale Niccolò Nicchiarelli, prima comandante della comandante della 63ª Legione CC.NN. autocarrata Tagliamento dal luglio 1941 al giugno 1942 e durante la Repubblica Sociale Capo di stato maggiore della Guardia Nazionale Repubblicana. Sotto riportiamo la recensione ufficiale del libro

La Guardia Nazionale Repubblicana nella memoria del generale Niccolo Nicchiarelli 1943 1945Tra le forze armate della RSI, la Guardia Nazionale Repubblicana fu la prima ad essere istituita e una delle più consistenti per numero di uomini. Vi confluirono le Camicie nere della Milizia e i Carabinieri, tra loro diversi per sentimenti politici e tradizioni: ne risultò, come disse Rodolfo Graziani, «un ibrido e naturalmente non riuscito connubio». Tuttavia la GNR, agli ordini di Renato Ricci, poi del Duce, cercò di assolvere i propri compiti, primo fra tutti il controllo del territorio. È quanto emerge dalla memoria di Niccolo Nicchiarelli il quale, incaricato nel 1943 di presentare un progetto di costituzione della Guardia, dall’estate del 1944 ne diventò, in quanto capo di Stato Maggiore di Mussolini, il vicecomandante. Con tale ruolo cercò di salvare i Carabinieri dai progetti di eliminazione tentati dai tedeschi con il sostegno dei fascisti intransigenti che consideravano la Benemerita fedele al re traditore. Per Nicchiarelli, invece, quest’arma, «unica forza di polizia disciplinata e tecnicamente preparata» a disposizione, doveva comunque essere salvaguardata per presidiare il territorio nazionale dopo la fine del fascismo e garantire la continuità dello Stato, a prescindere dalla sua caratterizzazione politica. La GNR aveva assoluta necessità dei Carabinieri per assolvere i servizi d’istituto che i provenienti dalla Milizia non potevano ancora conoscere e svolgere con adeguata preparazione.

Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che lo abbiate apprezzato e vogliate continuare a seguirci, Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

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