29 giugno 1916, inferno sul monte San Michele, il primo uso dei gas sul fronte italiano

Sul fronte italiano nell’estate del 1916 le truppe austro-ungariche si trovavano in forte difficolta e a quel punto lo Stato Maggiore imperiale vide nell’uso dei gas, già largamente impiegati sul fronte francese e in minima parte su quello russo, una speranza di rovesciare le sorti di un conflitto che vedeva le proprie truppe costantemente sulla difensiva. Erano circa le 5 del mattino del 29 giugno 1916, quando sul monte San Michele le forze di Francesco Giuseppe scatenarono una potente offensiva che combinava la nuova micidiale arma, mai usata sul fronte italiano e una antichissima.

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Contro la nuova e tremenda arma rappresentata dai gas asfissianti i nostri soldati erano del tutto impreparati, innanzitutto perché non si aspettavano un simile attacco, in secondo luogo, perché le maschere antigas in dotazione ai fanti italiani erano del tutto inadeguate a contrastare un aggressivo come quello utilizzato nell’occasione. Sul monte San Michele, venne impiegata una miscela all’ 80% di cloro ed al 20% di fosgene, cui potevano opporsi soltanto le maschere tedesche ed inglesi e nemmeno queste con assolute garanzie.

La linea italiana, al momento dell’attacco era presidiata, da quota 275 del San Michele e da San Martino del Carso, fino a Peteano, dalla brigata Pisa e dalla brigata Regina, che formavano la 21ª divisione (gen. Mazzoli),e dalle brigate Brescia e Ferrara, che formavano la 22ª (gen. Cigliana). Le bombole, interrate e mimetizzate erano pronte fin dal 25 giugno, trasportate in camion fino alle retrovie e di lì a braccia fino alla prima linea: tubi di gomma con ugelli erano stati puntati contro le trincee italiane, in cui nessuno si aspettava quella minaccia incombente.

Mentre la nebbia verdastra, avanzava uccidendo i difensori del vallone di San Martino, seminando morte fino al dente del groviglio e al ridottino, fino alle valli di Sdraussina al saliente della trincea delle frasche, a Castelnuovo a Quota 197 di bosco cappuccio e a quota 143, e alle posizioni della brigata Regina a bosco lancia, i reparti ungheresi avanzarono sparando e colpendo i gassati ancora in grado di combattere con le loro terribili mazze ferrate, retaggio delle armi medioevali con cui finirono i nostri fanti tramortiti da un arma che non avevano la possibilità di contrastare efficacemente.

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Per conoscere come finì il terribile scontro sul Monte San Michele e conoscere brevemente la storia dell’impiego dei fronti della Grande Guerra, potete leggere il nostro articolo sotto riportato:

 29 giugno 1916, il giorno dei gas e delle mazze ferrate, l’inferno sul San Michele

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