8 giugno 1916, la più grande tragedia della marineria italiana

Quella che andiamo a raccontare oggi, la tragedia del piroscafo Principe Umberto, è tuttora la più grande catastrofe della lunga e gloriosa Storia della marineria italiana, fatto che oltretutto, è sostanzialmente rimasto sconosciuto per quasi un secolo e precisamente fino al 2008 quando ad interessarsi ai fatti dell’8 giugno 1916 sarà il colonnello Enzo Raffaelli, autore del libro “La tragedia censurata – Albania 8 giugno 1916, la tragedia del Principe Umberto”.

Costruito nel 1909 a Palermo per conto della Società di Navigazione Generale Italiana (la principale compagnia di navigazione italiana dell’epoca), il piroscafo passeggieri Principe Umberto faceva parte di una classe di tre unità denominata «Regale» per i nomi delle unità che la componevano, Oltre al Principe Umberto, lungo 145 metri e largo 16, che stazzava 7.929 tonnellate e poteva trasportare 1.330 passeggeri, alla velocità di 16 nodi, ne facevano parte il Re Vittorio e la Regina Elena.

Prima di proseguire facciamo un passo indietro e capiamo perché l’intera Brigata Marche composta dal 55° e 56° reggimento si trovava schierata nei primi mesi di guerra sul territorio albanese. Dopo aver combattuto nei primi mesi di guerra sul Monte Piana di fronte alle Tre Cime di Lavaredo, come risulta dal diario, il 55° e il 56° fanteria vennero trasferiti dal fronte italiano verso quello Albanese, imbarcandosi a Taranto, per arrivare a Valona l’11 Febbraio.

Le mostrine del 55°Marche riportano i colori bianco e celeste della città di Treviso da cui provenivano la maggior parte del sui effettivi.

In marzo la Brigata Marche si schierò nel settore Haderai – Grnec – Sevaster alle dipendenze della 43° divisione. Durante la sua permanenza nella terra delle Aquile i nostri reparti svolsero essenzialmente operazioni di cinturazione delle località principali della costa albanese, partecipando fra le altre cose ai lavori di costruzione dell’acquedotto di Valona.

Dopo alcuni mesi al 55°e al 56° arrivò l’ordine di rientro in Patria, sia per normali operazioni di avvicendamento delle truppe in prima linea, ma anche per dare rinforzo sul fronte dell’Isonzo. Ai primi di giugno si cominciano ad organizzare le operazioni di trasporto, operazioni che si completano senza problemi per il 56°, mentre purtroppo ben diversa sorte attendeva i fanti del 55° agli ordini del colonnello Ernesto Piano.

Requisito come molte unità similari per trasporto truppe, il piroscafo salpò dalle coste albanesi in convoglio, scortato dall’esploratore Libia e da quattro cacciatorpediniere, alle 19 del 8 giugno 1916. Sullo nave che come molte altre grandi unità mercantili requisite, aveva due comandanti: comandante militare era il tenente di vascello Nardulli, comandante civile era il capitano Giuseppe Sartorio, avevano preso posto, fra truppe ed equipaggio, ben 2.821 uomini così ripartiti[:

Ufficiali 58, Sottufficiali 75, Truppa 2445
oltre a 216 persone fra equipaggio e stato maggiore (personale civile di bordo, membro della Marina mercantile)
Ufficiali della Regia Marina 2
Marinai della Regia Marina 25

Il Principe Umberto alle 19 circa lasciava Valona, insieme al piroscafo “Ravenna” ed ai due piccoli piroscafi “Jonio” e “Espero”. La formazione del convoglio era così composta: Principe Umberto con la scorta dei CT “Espero” e “Pontiere”; “Ravenna” con la scorta del CT “Impavido”, infine “Jonio” ed “Espero”. La nave navigava alla velocità di 16 miglia, quando con le ultime luci del giorno veniva avvistata dalle vedette del sommergibile austro-ungarico K.u.K (lacronimo di kaiserlich und königlich dal tedesco: imperiale e regio) U5 e alle 20.45, a 15 miglia per Sud Ovest da Capo Linguetta, veniva fatto oggetto del lancio da circa mille metri di distanza, di una coppia di siluri.

La cartolina con cui gli austriaci celebrarono l’affondamento del piroscafo italiano

Il Principe Umberto affonderà in pochissimi minuti e il fatto, come dice il titolo del nostro odierno post, sarà la tragedia più grande nella storia della marineria italiana. Perderanno la vita 1.926 persone, più di quante ne siano morte nella ben più famosa tragedia del “Titanic”. Quasi tutti saranno sepolti a Valona nel cimitero del 55° fanteria (foto sottostante) finché nel secondo dopoguerra le salme verranno trasferite nel Sacrario militare de caduti d’Oltremare di Bari, struttura che attualmente ospita i corpi di oltre 70 mila nostri militari morti in terra straniera.

Per tutta la guerra l’U5 progettato come il gemello U-6 dall’americano John Philip Holland, allestito e parzialmente assemblato negli Stati Uniti e poi spedito per l’assemblaggio definitivo presso gli stabilimenti Whitehead & Co. di Fiume, agirà dalla base di Cattaro in Montenegro, vera spina nel fianco per le operazioni italiane nel Mar Adriatico. Era lungo poco più di 32 metri con una larghezza massima di 4 per un peso di circa 240 tonnellate (273 in immersione). Spinto da due motori a benzina e poteva raggiungere circa 11 nodi (20 km/h) in emersione mentre i due motori elettrici potevano garantire una velocità di 8,5 nodi (16 km/h).

A velocità di crociera possedeva un’autonomia di circa 1.500 km in emersione ed un massimo di 90 km in immersione. L’armamento era costituito da due lanciasiluri muntiti di 4 torpedini. Sul ponte era disponibile una mitragliera da 75 mm. L’equipaggio composto da 19 uomini era agli ordini del più famoso sommergibilista austriaco il tenente di vascello Georg Ludwig Ritter Von Trapp che ancora prima dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra e precisamente il 22 aprile 1915 aveva affondato l’incrociatore corazzato francese “Leon Gambetta” e successivamente del nostro sommergibile Nereide.

Prima di chiudere il nostro post ricordiamo che alla conclusione della prima guerra mondiale, von Trapp era stato protagonista prima ai comandi dell’U5 e successivamente dell’U14, di 19 scontri navali, con 11 navi mercantili affondate per un tonnellaggio di 45.669 tonnellate e l’affondamento di 2 navi da guerra, l’incrociatore corazzato francese Léon Gambetta e il sottomarino italiano Nereide. Georg Ritter von Trapp che fra le altre onorificenze, ricevette la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Maria Teresa, morirà di cancro il 30 maggio 1947 a Stowe.

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