Il 18 ottobre 1924 l’asso dell’Aviazione Italiana Giovanni “Giannino” Ancilotto dopo essere passato indenne in decine di combattimenti aerei, perì in un incidente automobilistico a Caravaggio nella bergamasca. Colui che il poeta-soldato Gabriele D’Annunzio volle ricordare nella sua casa-museo il celebre Vittoriale degli Italiani con la frase “perficitur igne” (è reso perfetto dal fuoco), si stava recando ad un raduno di medaglie d’oro.
La salma di uno dei primi dieci Assi dell’Aeronautica italiana della Grande Guerra fu sepolta nel cimitero della sua città natale, San Donà di Piave, dove il nostro eroe era nato il 15 novembre 1896. Alla figura del pilota che abbatteva i “draghi” i palloni frenati, chiamati nella denominazione tedesca drachenballon termine composto dalla parola ballon, pallone nel senso di aerostato, e drachen, che ha il duplice significato di aquilone e drago, abbiamo dedicato un post che chi volesse può leggere seguendo il link sottostante:
«In memoria dell’ala incombustibile di Giovanni Ancillotto. Perficitur Igne»
Ancillotto, venne consegnato alla storia il 5 dicembre 1917, quando si lanciò in picchiata contro un “Drache” che da giorni, sorvegliava le linee italiane permettendo all’artiglieria austro-ungarica di martellare con precisione le nostre posizioni. Ancillotto perforò il mezzo d’osservazione che esplose, mentre il nostro eroe ne attraversò la nuvola di idrogeno incendiata uscendone miracolosamente indenne.
L’impresa che gli procurò la celebrità nazionale, tanto che Achille Beltrame lo raffigurò in una delle sue celebri copertine della Domenica del Corriere nell’atto di distruggere l’aerostato, venne onorata il 3 marzo 1918 con il conferimento della medaglia d’oro al valor militare, che così recitava:
«Pilota da caccia di ammirevole slancio, dal 30 novembre al 5 dicembre 1917, in una serie di attacchi audacissimi incendiava tre palloni nemici e ne stringeva altri a cessare dalle loro osservazioni. In una speciale circostanza, assaliva l’avversario con tale impeto da attraversare l’aerostato in fiamme, riportando sul proprio velivolo, gravemente danneggiato, lembi dell’involucro lacerato. Cielo del Piave, 30 novembre – 5 dicembre 1917»