Alle 6.35 circa del 17 agosto 1943, le cariche d’esplosivo piazzate dai genieri tedeschi facevano saltare le banchine del porto di Messina, le apparecchiature della base navale, Villa Anna che era stata la sede dell’alto comando delle forze armate e le batterie antiaeree. Poco dopo gli ultimi militari italiani e tedeschi attraversavano lo stretto di Messina.
Qualche ora dopo entravano in città le avanguardie della 7ª Armata statunitense del generale George S. Patton, precedendo di poco quelle dell’ 8ª Armata britannica dell’indispettito Maresciallo di Campo Bernard L. Montgomery. La battaglia di Sicilia era finita: erano stati quaranta giorni di combattimenti accaniti, molti di più della settimana, al massimo due, previste dagli strateghi anglo-americani.
Il giorno successivo, il bollettino del Comando Supremo n° 1.180 dava la notizia che la battaglia per la Sicilia era terminata e la lotta si spostava sul continente:
“La dura battaglia della Sicilia, che le truppe italo – tedesche hanno strenuamente combattuto per 40 giorni contro la soverchiante potenza delle forze anglo – americane di terra, del mare e del cielo è finita ieri. Gli ultimi reparti di retroguardia hanno abbandonato l’estrema punta nord – orientale dell’isola e raggiunto la costa calabra, dove erano stati in precedenza traghettati i feriti, le altre unità e buona parte dei materiali”.
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Sulle truppe in ritirata verso Messina piovvero anche manifestini propagandistici, incitanti alla resa e a mettersi a disposizione degli Alleati, come molti civili gia’ facevano ricompensati con cibo e sigarette.La macchina organizzativa USA non tralasciava l’ azione psicologica.Quanto questa strategia si approfondisse intanto fino ai contatti mafiosi a Corleone tramite gli agenti italoamericani, lo si saprà’ solo pochi anni dopo, quando scoppio’ l’ indipendentismo brigantesco mirante a trasformare la Sicilia nella 49ma stella USA.
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