Siamo nell’estate del 1943, le nostre Forze Armate sono strenuamente impegnate nella difesa del suolo nazionale dopo lo sbarco di due armate, una statunitense e una britannica nella parte sud-orientale della Sicilia, ma la lotta soprattutto nei cieli coinvolge anche moltissime altre zone della nostra amata penisola. L’aviazione inglese e statunitense colpisce pesantemente le installazioni industriali e strategiche in generale ma anche pesantemente con fini terroristici le nostre città.
La Regia Aeronautica già fortemente provata da oltre tre anni di conflitto sui fronti africani, balcanico e sovietico, si oppone con le poche forze disponibili allo strapotere aereo alleato. I nostri reparti da caccia hanno da pochissimi mesi ricevuto un nuovo velivolo che gli permetteva, al netto dei pochi esemplari consegnati di “giocarsela alla pari” con i caccia avversari. Il Macchi MC 205 Veltro e il sergente maggiore Ferruccio Serafini, sono i protagonisti del nostro post odierno.
Ferruccio Serafini nacque a Falcade, piccolissimo centro della provincia di Belluno vicino al confine con il Trentino il 20 gennaio 1920. Dedicatosi inizialmente al ciclismo dove ottenne buoni risultati, si appassionò al volo e una volta ottenuto il brevetto di pilota civile di 1° grado si arruolò volontario nella Regia Aeronautica. Il 22 novembre 1939 giorno in cui divenne 1° allievo aviere sergente pilota, coincise anche con un tragico giorno per la sua famiglia. Suo fratello Andrea, sottotenente pilota in forza al 26º Gruppo del 9º Stormo Bombardamento Terrestre di stanza a Viterbo, quel giorno mentre era impegnato in un volo di addestramento a bordo di un Savoia-Marchetti S.79 Sparviero, perì in un incidente aereo.
Il 10 aprile 1940 esattamente due mesi prima dell’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, Serafini viene richiamato in servizio attivo e inviato presso la Scuola di primo periodo di Orvieto e il 30 maggio 1941 fu inviato a frequentare la scuola di secondo e terzo periodo basata sull’aeroporto di Rimini-Miramare, dove il 5 giugno conseguì il brevetto di pilota militare a bordo del biplano da caccia Fiat C.R.32. Nominato Sergente pilota il 5 ottobre successivo, il 4 aprile 1942 fu assegnato al Gruppo Complementare del 51º Stormo Caccia Terrestre basato sull’aeroporto di Ciampino Sud.
Il 22 agosto raggiunse a Gela, in zona di operazioni e a partire dall’inizio del mese di ottobre il suo reparto viene pesantemente impegnato sui cieli di Malta. La prima missione degna di nota da lui effettuata si svolse il 12 dello stesso mese quando fu portato, in diversi momenti della giornata, un massiccio attacco agli obiettivi maltesi da parte delle forze aeree italo-tedesche. Nell’ultima sortita i sette C.202 del 155º Gruppo, tra cui il suo, si scontrarono con 16 Supermarine Spitfire e al termine dello sconto i nostri piloti rivendicarono due Spitfire abbattuti e altri due efficacemente mitragliati.
Due giorni dopo, ancora in azione nei cieli di Malta impegnato con reparti della Luftwaffe in azione di scorta a sette bombardieri germanici inviati a colpire l’aeroporto di Ħal Far, Serafini rivendicò la sua prima vittoria aerea abbattendo uno Spitfire, oltre ai quattro rivendicati dai cacciatori italiani più uno probabile per merito del 20º Gruppo alzatosi in volo in appoggio al 155°. Il 25 dello stesso mese compì l’ultima azione rilevante nei cieli di Malta, rivendicando l’abbattimento di uno Spitfiredel No.126 Squadron.
Il 6 novembre l’intero 155º Gruppo al comando del maggiore Duilio Fanali, fu trasferito urgentemente in Tunisia sull’aeroporto di El Alou nel tentativo di contrastare gli sbarchi anglo-americani in Nord Africa che avevano come scopo quella di chiudere fra due fuochi le armate dell’Asse in ripiegamento dal fronte di El Alamein. Il 17 novembre rientrò in Italia mentre l’intero 155º Gruppo lasciò la Tunisia il 7 dicembre riposizionandosi a Gela ed immediatamente dopo rientrando a Ciampino Sud in attesa di nuovi ordini.
Al termine del ciclo operativo in Africa settentrionale, al sottufficiale trevigiano verrà conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
«Giovane pilota da caccia, partecipava a numerose azioni di scorta a bombardieri dell’Asse su munitissima base aeronavale nemica e successivamente, da un campo oltremare insistentemente offeso dal nemico, e da altre rischiose missioni di guerra. In aspri combattimenti con la caccia nemica ne sventava l’insidia conseguendo personalmente e in collaborazione brillanti vittorie. in ogni circostanza dava prove esemplari di perizia, aggressività e valore.
Cielo di Malta e della Tunisia, agosto-dicembre 1942.»
A partire dai primi mesi del 1943 al 51º Stormo fu assegnato il compito di difendere i cieli della Capitale e di Napoli dagli attacchi aerei dei bombardieri alleati. L’11 aprile partecipò alla missione di intercettazione di una formazione di 20 bombardieri americani in azione su Napoli. Otto C.202 Folgore del 155º Gruppo, cinque C.202 del 20º Gruppo e 14 caccia del 22ºl si scontrarono con i bombardieri Consolidated B-24 Liberator del 98th Bombardment Group. Serafini portò l’attaccò a un quadrimotore dopo il raggiungimento della quota di 8.500 m, riuscendo a colpirlo ma il velivolo non fu visto precipitare.
Trovandosi in prima linea il 51º Stormo fu uno dei primi reparti destinato ad esser riequipaggiato con i nuovissimi caccia della Macchi il C.205 Veltro. Il 16 maggio il reparto venne trasferito in Sardegna, e la 378ª Squadriglia a cui era stato assegnato Serafini fu destinata ad operare dall’aeroporto di Monserrato. La mattina del 26 giugno, in concorso con altri due Veltro al comando del capitano Bruno Tattanelli e del maresciallo Roberto Gaucci, intercetta e riesce ad abbattere un solitario ricognitore Martin B-26 Marauder del No.14 Squadron della RAF che precipitò in mare al largo con la perdita dell’intero equipaggio.
Il 28 giugno 1943, dalle basi sarde decollarono 25 velivoli, compresi sei della 378ª Squadriglia coadiuvati dai Bf 109 del III./JG 77 e del II./JG 51 tedeschi, per contrastare bombardieri e caccia Alleati in missione sugli aeroporti di Decimomannu, Milis, Alghero e Venafiorit. A bordo del proprio C.205 Veltro, Serafini affrontò, insieme agli altri componenti dei “Gatti Neri”, una pattuglia di P-40, rivendicando al termine dello scontro l’abbattimento di un caccia avversario, di un secondo in collaborazione con altri piloti ed un terzo come probabilmente distrutto.
Al reparto vennero assegnati i Macchi C.205 Veltro III Serie ancora più potenti e armati, in quanto le mitragliatrici alari furono sostituite da due cannoni Mauser MG 151/20A da 20 mm, con 250 colpi per arma. Il 22 luglio 1943 Serafini, pur tormentato da giorni da un fastidioso dolore ai denti, non volle rinunciare al proprio turno di allarme decollò per quello che sarà la sua ultima ma gloriosa missione di guerra, volando a bordo del nuovo Macchi. Serafini decollato con altri 11 velivoli del 155º Gruppo e nove Macchi del 20º Gruppo attaccò subito tre dei quasi 50 Curtiss P-40 del 325th Fighter Group, uno di essi, dopo che subì le precise raffiche del pilota italiano, sfuggì alle manovre offensive del C.205V, un secondo venne quasi subito abbattuto e così Serafini si mise alla coda di un terzo caccia nemico.
Ingaggiò un lungo duello con il pilota statunitense fino a finire i 600 colpi da 20 mm e 1.000 da 12,7 mm ma nonostante tutto l’aereo nemico continuava a volare. Serafini non volle farsi sfuggire quella preda, cosi decise per la manovra estrema lanciandosi con il proprio MC 205 contro il P-40 americano facendolo precipitare. Provando prima a rimettere in linea di volo il proprio velivolo, che nell’urto riportò l’asportazione dell’ala, tentò poi di lanciarsi con il paracadute ma, per la quota troppo bassa, il lancio non riuscì con la conseguente morte del pilota.
Quel giorno, furono in tutto quattro gli equipaggi del 51° Stormo a non fare ritorno alla propria base, oltre a Serafini caddero in combattimento il Sottotenente Redento Borbotti, l’intero equipaggio di un velivolo Caproni Ca309 Ghibli impegnato in una missione di trasporto e che si ritrovò suo malgrado nel pieno svolgimento della battaglia aerea e il Tenente pilota Paolo Damiani anch’egli decorato per i combattimenti di quel giorno con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
Tornando al Sergente pilota Ferruccio Serafini, egli durante quell’ultimo combattimento conseguì la sua nona rivendicazione, e per il coraggio dimostrato in quel frangente inizialmente gli fu assegnata la Medaglia d’argento al valor militare, trasformata in Medaglia d’oro al valore militare con Decreto del 2 agosto 1946 emesso dal Capo Provvisorio dello Stato.
«Ardito e valoroso pilota da caccia, giovane temprato nelle più ardue e dure battaglie aeree, era sempre luminoso esempio e sprone per coraggio, aggressività e decisione. Andando il combattimento, si offriva volontario quando maggiore era il rischio e non desisteva dalla lotta se non dopo aver sparato l’ultima cartuccia, collaborando efficacemente alle più brillanti vittorie del reparto e conseguendo magnifici risultati individuali. Nel corso di un accanito scontro con preponderanti formazioni nemiche, non pago del successo ottenuto con l’abbattimento di due incursori, uno sicuro e l’altro probabile, rimasto privo di munizionamento, si scagliava contro un terzo aereo avversario infrangendosi al suolo, in uno con esso, nell’ultimo supremo olocausto.
Cielo della Sardegna, 22 luglio 1943.»
— Decreto Capo Provvisorio dello Stato del 2 agosto 1946
Inizialmente sepolto nel vicino cimitero di Capoterra, il suo corpo venne successivamente traslato in quello di Falcade. Al Sergente pilota Ferruccio Serafini è intitolato il 51º Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana di Istrana (TV). Il 51° è uno dei Reparti di volo dell’Aeronautica Militare dipendente dal Comando Squadra Aerea per il tramite del Comando Forze da Combattimento di Milano ed è inserito nel sistema di difesa aerea di interesse nazionale, concorrendo al controllo, sin dal tempo di pace, dello spazio aereo relativo 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno senza soluzione di continuità. La Bandiera del Reparto è decorata di Medaglia d’Oro (1952) e di Medaglia d’Argento (1952) al Valor Militare e di due Croci di “Cavaliere” dell’Ordine Militare d’Italia (2015 e 2019).