Il 14 ottobre 1998 all’età di ottantacinque anni il Maggiore Edoardo Sala, valoroso Comandante del Reggimento Arditi Paracadutisti “Folgore” della Repubblica Sociale Italiana, raggiunse i suoi ragazzi in quell’angolo di cielo riservato ai martiri ed agli eroi. Il corpo fu tumulato nel cimitero monumentale del Verano a Roma accanto ad altri caduti che immolarono la vita per l’onore d’Italia.
Il mattino del tragico 8 settembre 1943 con il grado di capitano, Edoardo Sala comandante del 3° Btg. paracadutisti staccato dalla Folgore e inserito nella costituendo Divisione Nembo, si trovava in Calabria e stava combattendo contro i canadesi, quella che fu l’ultima battaglia sostenuta da un reparto del Regio Esercito. L’armistizio era stato firmato 5 giorni e la sera di quello stesso 8 settembre, sarà reso pubblico, ma c’era ancora chi fino all’ultimo faceva il proprio dovere! Chi volesse approfondire l’argomento può farlo leggendo il nostro post dedicato all’argomento dal nostro blog, seguendo il link sottostante:
Nembo contro canadesi, in Calabria l’ultima battaglia del Regio Esercito
Il maggiore Sala, comprese subito che non si trattava soltanto di una resa, della violazione del trattato di alleanza con la Germania, ma di un vero e proprio passaggio al nemico. Quella notte e nei giorni successivi molti, i più semplicemente gettarono le armi e tornarono a casa, altri non accettarono quella vergogna e reagirono, chi combattendo contro i tedeschi, chi decise di rimanere fedele all’alleanza e non voltare le spalle ai militari tedeschi al cui fianco combattevano da oltre tre anni.
Sala decise che rassegnarsi a quella vergogna fosse inaccettabile, il suo cuore di soldato non lo permetteva. Tentò più volte, senza riuscirci, di rintracciare i suoi superiori, avere ordini su cosa fare, come comportarsi, ma a Roma e nei comandi in generale nessuno rispondeva, nessuno sapeva come muoversi. Dopo momenti di smarrimento, espresse per iscritto il suo stato d’animo, annunciando che non accettava l’armistizio e il tradimento e che avrebbe continuato a combattere
«per l’onore d’Italia»
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