Il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, capo della polizia e dei Servizi di sicurezza tedeschi a Roma, la notte del 7 ottobre 1943 invia un telegramma a Berlino. L’oggetto della missiva è “il disarmo dei Carabinieri reali”. Nelle prime ore del mattino dello stesso giorno, reparti di paracadutisti e di SS circondano le principali caserme dell’Arma nella Capitale, dove si trovano in quei giorni circa 8 mila militari.
Un numero non precisato ma comunque fra 2.000 e 2,500 verranno catturati e deportati in campi di lavoro o di internamento in Austria, Germania o Polonia, da dove oltre 600 non torneranno più mentre chi salverà la vita, riuscirà a fare ritorno soltanto dopo, due anni circa, di fatiche, sofferenze e stenti. Il piano tedesco è comunque un fallimento in quanto circa 6 mila Carabinieri riusciranno ed evitare la cattura e molti di essi, dopo essersi portati via le armi si daranno alla macchia.
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Perché non si parla mai della deportazione dei Carabinieri Reali di Roma nei campi di concentramento tedeschi. Il 7 ottobre dovrebbe essere ricordato alla stessa stregua degli altri eventi che hanno arrecato dolore e sdegno nel cuore degli italiani. L’Arma dei Carabinieri dovrebbe colmare tale lacuna promuovendo le dovute celebrazioni a ricordo del sacrificio dei suoi militari.
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E’ esattamente quello che pensiamo noi è una vergogna che non venga per nulla ricordato neppure dall’Arma. Il 16, giorno della deportazione dal ghetto di Roma sicuramente ci saranno tutte le autorità,
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