Girando in rete abbiamo trovato una interessante cartolina con dedica del poeta e soldato Gabriele D’annunzio dedicata alle sei Medaglie d’Oro al Valo Militare guadagnate da valorosi soldati legati dai comuni natali nelle città di Lugo di Romagna in provincia di Ravenna. Interessati all’argomento abbiamo fatto qualche ricerca e costruito questo interessante post.
- BARUZZI Aurelio
- Gio- Capitano degli Arditi – Classe 1897
Nel corso della Sesta battaglia dell’Isonzo si rese protagonista di eccezionali atti di valore, tra cui uno degli episodi più strabilianti della Grande guerra fra cui quella più eclatante venne portata a termine l’8 agosto 1916. Quel giorno Baruzzi con soli 4 uomini riusci ad impossessarsi della galleria ferroviaria della linea Lucinico-Gorizia, inattaccabile dall’artiglieria e dove si era insediata una forte postazione austro-ungarica dotata di mitragliatrici, ma non solo.
Riusci a convincere i prigionieri di trovarsi alla testa di un intero battaglione attestato d’intorno e pronto all’assalto. Loro tramite, offrì la facoltà di resa all’intero reparto e fu così convincente che poco dopo i cinque italiani riuscirono a incanalare verso le nostre linee una colonna composta da duecento fanti e dai loro ufficiali. L’azione comportò la cattura di ingenti scorte di materiale bellico, oltre ad aprire la via di Gorizia.
Nel 1917, entro a far parte dei reparti degli Arditi e durante la Battaglia del Solstizio, il 19 giugno 1918 il reparto degli Arditi comandato da Baruzzi si spinse molto in profondità oltre le linee nemiche e nei pressi di Meolo venne accerchiato dagli austriaci e neutralizzato dopo un’accanita resistenza. Era la seconda volta che veniva preso prigioniero e come nella prima occasione riuscì a fuggire dalla prigionia e a rientrare nelle nostre linee. Restò in servizio dopo la conclusione del conflitto, raggiungendo il grado di generale di brigata e morì a Roma nel 1985.
«Comandante di un reparto di bombardieri a mano, si slanciava per primo in un camminamento austriaco, catturandovi uomini e materiali. Due giorni dopo, accompagnato da soli quattro uomini, irrompeva in un sottopassaggio della ferrovia apprestato a difesa, contro il quale si erano spuntati gli attacchi dei due giorni precedenti, intimando audacemente la resa a ben duecento uomini, che venivano catturati unitamente a due cannoni e ricco bottino di armi e materiale. Più tardi partecipava al passaggio a guado dell’Isonzo, si spingeva in Gorizia e nella stazione innalzava la prima bandiera italiana.»
— Gorizia, 6-8 agosto 1916.
- BERTACCHI Giovanni – tenente complemento 157° rgt. fanteria – classe 1894
«Esempio di ardimento e di valore, per oltre venti mesi continui di trincea trasfuse nei dipendenti le alte virtù militari che lo animavano, e trascinò più volte brillantemente in lotte vittoriose il proprio plotone sullo Zovetto, sul Pasubio, sulle Melette, e la compagnia su Monte Zomo. In servizio di posto avanzato durante un violento attacco nemico sferrato dopo intenso bombardamento, con fulgida prova d’incrollabile tenacia trattenne coi suoi uomini le prime ondate avversarie soverchianti di numero, e gravemente ferito, persistette nella lotta, incitando i dipendenti alla più strenua resistenza, finché, colpito da una bomba a mano nemica, gloriosamente cadde al proprio posto di combattimento, senza avere mai ceduto un solo palmo del terreno affidatogli». – Monte Zomo, 16-17 novembre; Sambugari, 04 dicembre 1917.
- BARACCA Francesco – Asso degli assi dell’aviazione italiana – Classe 1888
Durante le Grande Guerra Francesco Baracca ha conseguito 34 vittorie aeree confermate. Morì in circostanza mai del tutto chiarite durante un combattimento aereo nei cieli di Nervesa della Battaglia in provincia di Treviso il 19 giugno 1918 colpito da un biplano austro-ungarico.
L’insegna personale di Baracca, che l’asso faceva dipingere sulla fiancata sinistra del proprio velivolo, era un famoso cavallino rampante, che qualche anno dopo la fine della Grande Guerra nel 1923, la madre dell’Asso donò a Enzo Ferrari. Quest’ultimo portava in pista delle Alfa Romeo e nel 1932, appose per la prima volta sulla fiancata delle proprie auto, il simbolo del cavallino di Baracca, modificato nella posizione della coda e posto su uno sfondo di colore giallo in onore della città di Modena.
«Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici. – Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917»
- CALDERONI Antonio – Soldato 44º Rgt. fanteria della Brigata Forlì – Classe 1888. Ferito più volte, rimase ucciso il 10 giugno 1916 sul Monte Lemerle zona di Asiago, con il corpo crivellato dai colpi di pugnale, mentre cercava di difendere il proprio capitano da un attacco all’arma bianca portato da alcuni soldati austro-ungarici.
«Con fervida ed incrollabile fede, durante un anno circa di campagna, prodigava tutte le proprie energie per prestare il massimo concorso nelle più difficili prove sostenute dal reggimento. In una circostanza di estrema gravità, in cui la sua compagnia dové lungamente ed accanitamente lottare, accerchiata da soverchianti forze, già gravemente ustionato alle mani dal fucile arroventato pel prolungato tiro, continuava a far fuoco, raccomandava ai vicini di mirar giusto, ed alla intimazione di resa fieramente gridava “Mai mai il 44!”. Ferito ad un polpaccio e visto un gruppo di nemici che si avventavano all’arma bianca contro il suo capitano, balzava in piedi, accorrendo in difesa del superiore. Stretto da ogni parte, ferito nuovamente nella furibonda lotta impegnata, cadeva ginocchioni ma, fulgido esempio di straordinario valore, anche da questa posizione atterrava ancora un nemico e seguitava a combattere con indomabile violenza finché, crivellato di colpi, lasciò eroicamente la vita sul campo. Monte Lemerle (Asiago), 10 giugno 1916.»
— Regio Decreto 25 novembre 1919
- GRAMIGNA Pietro – Caporale, 3ª compagnia idrici speciale – Classe 1912. Gravemente ferito negli ultimi giorni del luglio 1936, in Etiopia venne rimpatriato e collocato in congedo assoluto.
«Sotto il violento fuoco di nuclei ribelli che avevano attaccato una squadra al lavoro, anziché ripiegare con i compagni di fronte al nemico preponderante, accorreva all’automezzo a lui in consegna per recuperarlo. Ripetutamente colpito, con superbo sprezzo del pericolo si appostava per rispondere al fuoco. Allontanatisi i nemici, sebbene nove volte ferito, invece di porsi in salvo, si portava al volante dell’autocarro; spentosi il motore perché le gambe ferite non consentivano la giusta manovra, con supremo sforzo di volontà, scendeva a terra, avviava a mano il motore e conduceva l’automezzo al posto militare più vicino. Giunto dissanguato ed in fin di vita, al medico accorso diceva: Muoio contento di avere fatto il mio dovere; solo mi dispiace di non aver potuto riprendere il fucile. Continuava all’ospedale, malgrado le ferite gravi e dolorose, a mantenere contegno fiero e coraggioso.» – Addis Abeba, 28 luglio 1936
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PADOVANI Federico – Sottotenente complemento, 3° rgt. Frecce Nere – Classe 1912 Cadde gravemente ferito il 3 maggio 1937 sul fronte di Teruel e decedeva nello stesso giorno in un ospedaletto da campo.
«Capace ed ardito ufficiale, distintosi precedentemente sul fronte di Jarama. Nell’azione epica di Bermeo si spinsearditamente avanti per mantenere il contatto col nemico ripiegante. Ricevuto ordine di ripiegare condusse la sua esigua e martoriata truppa nella difficile e cruenta operazione con serena calma, sempre presente ove maggiormente era il pericolo. Per più giorni, quasi accerchiato, resistette tenacemente, contribuendo al successo finale. Ferito a morte, le sue ultime parole furono rivolte con sublime entusiasmo alla Patria, al Duce e alle sue Frecce Nere.» – Bermeo, 30 aprile 1937 –1-3 maggio 1937.
Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che lo abbiate apprezzato e vogliate continuare a seguirci, Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.