Volontario fin dall’inizio della guerra, già due volte ferito, caduti due suoi fratelli sul campo, volle tornare ancora in prima linea. Comandante di un plotone d’assalto, alla testa dei suoi arditi, affrontava per primo e respingeva il nemico che, forte di numero, tentava di forzare le nostre difese. Ferito, rifiutava ogni soccorso e continuava a guidare il proprio reparto in ostinati e ripetuti contrattacchi, finché colpito nuovamente a morte baciava il sacro suolo della Patria e spirava incitando ancora una volta con la parola e col gesto i suoi soldati che, esaltati dal fulgido esempio, coronavano l’azione con la vittoria. – Gallio (Altipiano di Asiago), 10 novembre 1917.
Il 10 novembre 1917 moriva nella zona dell’Altopiano di Asiago, dopo aver riconquistato il posto avanzato di Gallio alla testa di un plotone di arditi del XVI battaglione d’assalto, il sottotenente Lamberto De Bernardi. Alla memoria dell’eroico ufficiale dei bersaglieri, con d. l. del 3 marzo 1918, venne concessa la Medaglia d’Oro al v. m. con la motivazione sopra riportata. Con la scomparsa di Lamberto si chiudeva l’epopea della famiglia De Bernardi che offrì alla Patria la vita di ben tre figli.
Il casato milanese dei De Bernardi poteva vantare già il nonno Giovan Battista, premiato con medaglia d’argento nel 1848 e primo decorato al valore delle guerre di Indipendenza mentre il padre Alfredo aveva preso parte come volontario bersagliere, nel 1887 alla campagna di Eritrea.
Il maggiore dei fratelli, Carlo, dopo aver lasciato l’azienda di famiglia per partire volontario nei bersaglieri rimase in prima linea per ben sette mesi impegnandosi in continui combattimenti. All’alba del del 23 ottobre 1915 nel corso della terza battaglia dell’Isonzo, perse la vita nei pressi di Tolmino, mentre con i suoi uomini era intento ad aprire un varco sui reticolati posizionando alcuni tubi di gelatina.
Venne ignito della Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria. Il testimone venne raccolto dal secondogenito di famiglia De Bernardi, Vittorio, più giovane di due anni. Questi, abbandonato il corso di ingegneria al Politecnico per essere ammesso al corso ufficiali di Modena, fu nominato sottotenente ed assegnato al 144° Reggimento fanteria.
Impegnato nei combattimenti sul fronte in Trentino, Vittorio si era guadagnato il 23 ottobre 1915, una Medaglia d’Argento per il comportamento valoroso negli scontri in trincea. Il 16 giugno dell’anno successivo anche Vittorio offriva la sua vita alla Patria, immolandosi dopo essere stato colpito a morte nel corso di un bombardamento degli austriaci. Era il secondo estremo tributo che la famiglia De Bernardi pagava alla Patria.
Lamberto, anch’egli al fronte con il 5º Reggimento bersaglieri, seppe della morte del fratello e ne diede notizia alla madre: la sua lettera, in cui descrive il ritrovamento della sepoltura del fratello, è contenuta in un epistolario pubblicato alcuni anni dopo la fine del conflitto, che raccoglie le testimonianze della guerra dei tre fratelli De Bernardi.
Classe 1998, Lamberto era l’ultimo dei fratelli e all’inizio della prima guerra mondiale partecipò all’attività di controllo lungo il confine con il corpo para-militare dei Volontari ciclisti, poi appena diciottenne si arruolò volontario nell’esercito. Vestito come il fratello Carlo, la divisa del 5° Reggimento Bersaglieri, il 4 luglio del 1916 giunse a Marostica nella speranza di incontrare il fratello Vittorio, ma ne apprese la notizia della morte mentre era di vedetta in trincea.
Il 19 giugno, durante un aspro combattimento su Monte Zebio, venne ferito ad una mano da scheggia di bomba e decorato di medaglia di bronzo al valore e non ancora guarito, ritornò in linea, sempre sul Monte Zebio, dove rimase nuovamente ferito il 17 settembre. Per quest’ultima azione ottenne un encomio solenne per il suo comportamento, ma dopo due ferite un triste destino attendeva il minore dei fratelli De Bernardi. Come ricordato a inizio post cadde eroicamente sul campo, immolando la sua giovane vita il 10 novembre 1917, alla testa di un reparto di Arditi.