“Il destino, Duce, ci ha offerto un’occasione che non si ripeterà due volte nello stesso teatro di guerra… L’8ª armata inglese è stata praticamente distrutta, le installazioni del porto di Tobruk sono pressoché intatte. Se in questo momento i resti dell’8ª armata non venissero inseguiti senza un attimo di tregua accadrebbe ciò che capitò agli inglesi quando si fermarono quasi alle porte di Tripoli per inviare rinforzi in Grecia. Questa volta l’Egitto può, a certe condizioni, essere strappato all’ Inghilterra… Il mio consiglio è questo: ordinate il proseguimento delle operazioni fino al completo annientamento delle truppe britanniche… La dea della fortuna in battaglia passa accanto ai condottieri una sola volta: chi non l’afferra in quel momento non può più raggiungerla”.
Il 23 giugno 1942, due giorni dopo la conquista di Tobruch da parte delle truppe dell’Asse, che rappresentò la più grande vittoria delle truppe italo-tedesche nella campagna dell’Africa settentrionale, Hitler scrisse una lettera indirizzata a Mussolini, in relazione alla progettata invasione di Malta. Rommel dopo la vittoria che aveva fruttato un gran bottino in materiali di ogni tipo, spingeva per proseguire l’offensiva e inseguire gli inglesi in fuga. Contrari al suo progetto erano praticamente tutti, il generale Cavallero capo di Stato Maggiore Generale, il feldmaresciallo Kesserling, comandante supremo tedesco per il settore Mediterraneo, l’OKW l’alto Comando tedesco a Berlino.
I piani di Rommel trovavano solo l’approvazione di Hitler, che decise cosi di inviare la lettera al Duce, da cui in qualità di comandante supremo delle Forze Armate italiane, spettava la decisione finale. Nel teatro dell’Africa settentrionale, la presenza tedesca era molto importante ma anche minoritaria in uomini e mezzi rispetto a quanto il Regno d’Italia metteva in campo. La lettera di Hitler riempì di orgoglio Mussolini che decise nel senso voluto da Rommel, rinviando l’Operazione C3 ordinando anzi che tutti gli uomini e i mezzi del corpo da sbarco vengano resi disponibili per Rommel.
Ora due parole sull’esigenza C3 il piano di invasione dell’isola di Malta. Come abbiamo visto in precedenti post la posizione geografica dell’arcipelago maltese, costituito da tre isole maggiori e da molte di dimensioni minori, la maggior parte delle quali disabitate, le conferiva una posizione strategicamente molto importante per il controllo del mar Mediterraneo.
L’isola era in mano britannica dal 1814, quando quest’ultimi la sottrassero ai francesi, venendo destinata a quartier generale per la flotta di sua maestà britannica, soprattutto per via della sua posizione geografica a metà strada tra Gibilterra altra base britannica e l’Istmo di Suez sulla rotta per le Indie Orientali.
L’arcipelago era da tempo oggetto di rivendicazioni nazionali italiane e Mussolini sperava di poterla trasformare in una provincia del Regno d’Italia. Dai primi del novecento si era inoltre sviluppato un forte movimento irridentista, che chiedeva l’unione con il Regno d’Italia. Il tutto si era intensificato dal 1919, quando il 7 giugno le truppe britanniche spararono su un corteo di cittadini che manifestavano contro nuove tasse. Da allora il 7 giugno è divenuto la festa nazionale maltese.
Nel 1930, per via della vicinanza culturale e geografica all’Italia, che sotto il regime fascista stava aumentando la sua aggressività, la Flotta Mediterranea Inglese venne spostata ad Alessandria d’Egitto. Dal 1934, poco prima che sanzioni economiche venissero promosse dalla Gran Bretagna nei confronti dell’Italia, la nostra lingua non fu più la lingua ufficiale dello Stato, fatto quest’ultimo che comportò un processo di deitalianizzazione da parte degli inglesi nell’intero arcipelago maltese.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’arcipelago venne subito bombardato dalla Regia Aeronautica e dai suoi aeroporti decollavano gli aerei che attaccavano i convogli italiani che facevano la spola fra Italia e Libia, per portare i necessari rifornimenti alle truppe schierate in Africa settentrionale. Nei porti di Malta aveva le basi la Forza K della Royal Navy creata il 21 ottobre 1941, utilizzando gli incrociatori leggeri HMS Aurora e HMS Penelope e i cacciatorpediniere HMS Lance e HMS Lively e successivamente rinforzata con altre unità di superficie e sommergibili.
Continuamente bombardata come si è detto fin dal primo giorno di guerra dalla Regia Aeronautica e in vari periodi anche dalla Luftwaffe tedesca, oltre che sottoposta a numerosi attacchi da parte dei mezzi speciali della Regia Marina, nell’inciso dalla X MAS, l’isola era stata ormai ridotta al silenzio e anche gli inglesi avevano ormai rinunciato a difenderla. Troppi mezzi aerei e navali erano andati persi per la difesa dell’importante posizione e nell’estate del 1942 la sorte dell’isola pareva ormai segnata.
Proprio Malta era stata l’oggetto principale dell’incontro al vertice tra Hitler e Mussolini svoltosi a Klesseheim il 29 e 30 aprile 1942 dove si stabilì, tra l’altro, che la programmata offensiva in Nord Africa dell’A.C.I.T. (Armata corazzata italo-tedesca) del successivo 26 maggio avrebbe dovuto conquistare Tobruch ed attestarsi sulla linea Sollum-Halfaya. Le forze aeree così liberate dovevano essere trasferite in Sicilia per supportare l’aviosbarco su Malta.
D’altro canto il piano era stato studiato e le truppe addestrate per l’esecuzione dello stesso erano pronte all’azione. L’esecuzione del piano era stato affidato all’ammiraglio Vittorio Tur, in quanto l’intera operazione doveva essere condotta sotto l'”ombrello” della Regia Marina. Alla stessa erano affidate le operazioni di sbarco e il compito di organizzare una flotta per proteggere lo sbarco delle truppe.
Ingenti erano le truppe destinate al piano, e le stesse erano state sottoposte ad addestramento specifico. Era previsto l’impiego di 60 battaglioni di cui 9 tedeschi e il resto dei 51 battaglioni italiani così ripartiti: 35 esercito fra cui reparti di Arditi, 10 di Camicie Nere da sbarco della Milizia, 4 della Marina appartenenti al reggimento “San Marco” e 2 della Regia Aeronautica. in tutto 62 mila uomini, 1 600 veicoli e 700 bocche da fuoco, trasportati su 33 grosse navi con adeguate scorte, e centinaia di alianti tedeschi, con l’appoggio di 1 500 aerei, di cui 600 tedeschi che sarebbero stati trasportati da 270 mezzi da sbarco scortati direttamente da una trentina di siluranti italiane.

Il Regio Esercito che forniva il numero maggiore di truppe schierava la divisione paracadutisti “Folgore” che come vedremo più avanti, si immolerà nel deserto egiziano, la 80ª aviotrasportabile “La Spezia” e 5 divisioni di cui 4 di fanteria ordinaria, “Assietta”, “Friuli” , “Livorno e “Napoli” e una da montagna la “Superga”. Importante anche il contributo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che per l’esigenza aveva addestrato 10 battaglioni di Camicie Nere agli ordini del console Generale Sante Quasimodo.
Con 4 di questi battaglioni venne creato un raggruppamento speciale da sbarco con l’XLII Battaglione CC.NN. da sbarco “Vicenza”, il XLIII Battaglione CC.NN. da sbarco “Belluno”, il L Battaglione CC.NN. da sbarco “Treviso” e il LX Battaglione CC.NN. da sbarco “Pola”, rinforzati da 2 compagnie cannoni controcarro, 1 compagnia mortai da 81, 1 compagnia guastatori, tutte di CC.NN. L’armamento era migliore della media del resto dei reparti della Milizia, ad essi era destinato un numero maggiore di mitragliatrici pesanti e essi furono uno dei primi reparti ad essere equipaggiati con il nuovo ed efficiente Moschetto Automatico Beretta meglio noto come MAB 38, spesso accompagnato dal nuovo corpetto “Samurai” utilizzato per portare da 5 a 7 caricatori dello stesso oltre a 6 bombe a mano.
Il piano di invasione era previsto in due tempi: nella prima fase dei massicci attacchi aerei avrebbero dovuto preparare l’arrivo, nella parte meridionale dell’isola, di diverse centinaia di alianti e aerei che dovevano trasportare le divisioni aviotrasportate italiane e tedesche; nella seconda era previsto l’appoggio dei paracadutisti tedeschi comandati da Kurt Student allo sbarco di 7.000 militari italiani in due diversi punti dell’isola per costituire due teste di ponte necessarie a far affluire ulteriori rinforzi; nel frattempo operazioni condotte dai commando dovevano distruggere obiettivi chiave della difesa britannica.
Lo stesso Rommel era naturalmente conscio dell’importanza di conquistare quella che era una costante spina nel fianco dell’Asse nel Mediterraneo e nel maggio del 1941, pochi mesi dopo essere giunto con il suo DAK Deutsches Afrikakorps aveva pronunciato questa frase:
« …senza conquistare Malta, l’Asse finirà col perdere il controllo dell’Africa settentrionale. »
Un anno dopo le prospettive erano cambiate, e Rommel ammaliato dal miraggio delle piramidi aveva convinto Hitler che ormai Malta non poteva più creare problemi e convinse, cosi Hitler, contro il parere di tutti a rinunciare all’invasione. Poco ci volle a Hitler a convincere Mussolini. Verso la sera del 23 giugno 1942 il Comando Supremo Italiano comunicava al comandante italiano in Africa, generale Ettore Bastico:
“Il Duce concorda di massima con il concetto di procedere nello sfruttamento a fondo del successo”.
Malta era salva, i britannici constatato il rinvio del piano riacquisteranno fiducia nelle sue capacità e ricominceranno a rinforzarla. Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
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