Era il 7 aprile del 1916, un Nieuport 11 “Bébé” in forza alla 1ª Squadriglia caccia in volo sopra il cielo di Gorizia presso Medeuzza, dopo vari minuti di ingaggio riusce a portarsi con una cabrata in coda a un ricognitore Hansa-Brandenburg C.I austro-ungarico. Dopo aver ricevuto quarantacinque colpi, l’aereo viene costretto ad atterrare e l’equipaggio venne fatto prigioniero. E’ la prima vittoria di colui che diventerà poi famoso e conosciuto in tutto il mondo come “Asso degli Assi”.
Per l’azione l’aviatore venne decorato con la medaglia d’argento al valor militare, la sua prima vittoria fu anche la prima in assoluto dell’aviazione italiana. Tornato a terra, incontrò uno dei due piloti nemici abbattuti e gli strinse la mano, mostrando simili atteggiamenti di conforto e cavalleria anche verso altri nemici nel prosieguo della guerra; egli, infatti, sosteneva:
«è all’apparecchio che io miro, non all’uomo»
Probabilmente tutti o almeno la maggior parte di coloro che stanno leggendo questo nostro post hanno capito di chi stiamo parlando, Francesco Luigi Giuseppe Baracca. Egli nacque a Lugo provincia di Ravenna il 9 maggio 1888 e dopo aver studiato prima nella sua città natale di Lugo, quindi a Firenze e in seguito scelse la vita militare entrando nell’ Accademia militare di Modena, dove fu ammesso nel 1907 e da cui due anni dopo uscì come sottotenente dell’Arma di Cavalleria del Regio Esercito.
Nel 1909 frequentò il corso di specializzazione presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo e l’anno successivo venne assegnato al 2º Reggimento cavalleria “Piemonte Reale” di stanza a Roma nella caserma “Castro Pretorio”, dove dimostrò le sue doti di cavaliere vincendo il concorso ippico di Tor di Quinto. Nel 1912 mentre assisteva ad un esercitazione presso l’aeroporto di Roma-Centocelle, ne rimase affascinato e su sua richiesta il 24 april passò in aviazione, che allora era parte dell’esercito.
Frequentò i corsi della scuola di pilotaggio a Bétheny in Francia con un Nieuport 10, e il 9 luglio 1912 conseguì il brevetto di pilota numero 1037. Si distinse presto per l’eccezionale abilità nelle tecniche acrobatiche. Nel 1914 venne assegnato al Battaglione Aviatori, prima presso la 5ª e poi con la 6ª Squadriglia. Alla vigilia della prima guerra mondiale, Baracca fu inviato a Parigi dove si addestrò sul caccia Nieuport 10.
Rientrato in Italia nel luglio del 1915 e assegnato all’ 8ª Squadriglia da ricognizione e combattimento su Nieuport-Macchi Ni.10, cominciò i voli di pattugliamento il 25 agosto con la 2ª Squadriglia da ricognizione e combattimento. Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 “Bébé” con il quale – in forza dal 1º dicembre alla 1ª Squadriglia caccia ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915.
Il 7 aprile 1916, Francesco Baracca conseguiva la sua prima vittoria e gli veniva conferita la prima medaglia d’argento al Valor Militare. Chiuderà la sua vita, ai comandi di un aereo il 19 giugno del 1918, per le sue azioni di guerra, riceverà una medaglia di bronzo, tre d’argento, la croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia, la croce di cavaliere ufficiale della Corona Belga, ed infine la medaglia d’oro, con la quale viene premiato per l’abbattimento del trentesimo aereo nemico sul monte Kaberlaba, nell’altopiano di Asiago.
Quest’ultima gli verrà conferita il 5 maggio del 1918, pochi giorni prima del suo ultimo volo:
«Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici. Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917»
La vittoria del 7 aprile fu la prima di trentaquattro vittorie totali conseguite nel corso della “Grande Guerra” consegnandolo alla storia come “Asso degli Assi”. Prima di chiudere il post odierno una curiosità che penso sia in ogni caso conosciuta ai più dei nostri lettori. L’insegna personale di Baracca, che l’asso faceva dipingere sulla fiancata sinistra del proprio velivolo, era il famoso cavallino rampante, che è arrivato fino ai nostri giorni in quanto simbolo della forse più famosa casa automobilistica mondiale.
Qualche anno dopo il termine della prima guerra mondiale, nel 1923, la madre di Baracca diede ad Enzo Ferrari l’autorizzazione a utilizzare l’emblema. Il Cavallino, modificato nella posizione della coda e nel colore dello sfondo, ora giallo in onore della città di Modena, apparve per la prima volta sulle due Alfa Romeo 8C 2300 “Mille Miglia Zagato Spider” schierate dalla Scuderia alla 24 Ore di Spa del 9 luglio 1932. Le due Alfa si classificarono al 1º e 2º posto con gli equipaggi Brivio/Siena e Taruffi/D’Ippolito.
Enzo Ferrari utilizzò il Cavallino rampante anche nella squadra che fondò subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.L’Aeronautica militare nel 2018 ha pubblicato una bellissima biografia all’Asso degli Assi. Chi fosse interessato a leggera può cliccare sulla copertina del libro.
e nello stesso anno l’editore Maurizio Veltri ha pubblicato un libro incentrato sull’ultimo volo di Francesco Baracca. Chi fosse interessato a leggera può cliccare sulla copertine dei libri.
Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
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