La strage partigiana di Malga Bala

Ieri abbiamo trattato l’eccidio delle Fosse Ardeatine episodio ai più conosciuto in quanto celebrato e commemorato come giusto che sia ogni anno. Oggi parleremo invece di una strage compiuta dai partigiani titini il giorno successivo e che probabilmente pochissimi conoscono. Furono coinvolti 12 ex Carabinieri Reali inquadrati nella Guardia Nazionale Repubblicana al servizio del governo della Repubblica Sociale Italiana trucidati dopo inenarrabili sevizie.

Come molti episodi compiuti dai partigiani comunisti è stato tenuto nell’oblio assoluto, prova ne è che la medaglia d’oro ai martiri verrà concessa solo nel 2009, cioè 65 anni dopo, ma analizziamo nel dettaglio i fatti. Come abbiamo già parlato in altri post a seguito dell’armistizio del tragico 8 settembre 1943 i tedeschi occuparono velocemente e quasi senza trovare resistenza l’intera penisola, non ancora in mano alle armate alleate.

Alla fine del 1943, per contrastare le azioni partigiane sempre più frequenti, il Comando militare tedesco di Tarvisio istituì un Distaccamento fisso di ex carabinieri passati nella Guardia Nazionale Repubblicana, a protezione della centrale idroelettrica di valle a Bretto di Sotto. Si tratta va di un obbiettivo strategico per l’economia bellica, in quanto alimentava le miniere di piombo di Predil. Il distaccamento costituito da 12 militari fu posto agli ordini del vice brigadiere Dino Perpignano.

Prima di proseguire per chi non lo sapesse la Guardia Nazionale Repubblicana era stata istituita del governo della Repubblica Sociale Italiana con decreto legge del 24 dicembre 1943 e in essa era confluito il personale appartenente all’arma dei Carabinieri Reali, gli ex appartenenti alla M.V.S.N. la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale oltre al personale della P.A.I. la Polizia dell’Africa Italiana.

La sera del 23 marzo 1944, il Vice Brigadiere Perpignano, comandante del distaccamento ed il Carabiniere Franzan si recarono in paese e sulla strada del ritorno, vennero aggrediti da due partigiani slavi dell’esercito del maresciallo Tito. Altri partigiani nel frattempo, avevano circondato la caserma ed erano rimasti nascosti nell’oscurità.

Con i due malcapitati disarmati, i partigiani riuscirono a penetrare all’interno della caserma, verosimilmente costringendo con minacce il comandante a pronunciare la parola d’ordine, necessaria per farsi aprire. Gli altri dieci militari presenti, vennero fatti vestire velocemente, mentre i partigiani si impossessavano delle armi e di quant’altro di utile avessero potuto trovare nella caserma, che venne poi minata con esplosivo, così come era stato fatto per la centrale idroelettrica.

Il commando partigiano e gli ostaggi, costretti a portare a spalla tutto il materiale trafugato dalla caserma, si incamminarono lungo un percorso tutto in salita, nel bosco per raggiungere a tappe forzate Malga Bala, passando per il Monte Izgora (1.000 m circa s.l.m.), la Val Bausiza (di nuovo a valle) e risalendo verso l’altipiano di Bala.

La mattina successiva, 25 marzo 1944 venne fatto percorrere ai prigionieri l’ultimo tratto di strada che li separava dal luogo, dove i titini avevano deciso di portare a termine la loro “impresa”, un casolare sito su un pianoro, malga Bala appunto. Lì il Vicebrigadiere Perpignano venne arpionato ad un calcagno con un uncino, appeso a testa in giù e costretto a vedere la fine dei propri sottoposti, per finire poi ucciso a pedate in testa.

Gli altri militari vennero sterminati barbaramente, dopo essere stati incaprettati con filo ferro, legato anche ai testicoli, così che i movimenti sotto i colpi di piccone amplificassero il dolore; ad alcuni furono tagliati i genitali e conficcati loro in bocca; ad altri vennero sbriciolati gli occhi; ad altri ancora venne poi sventrato il cuore a picconate; in particolare, al Carabiniere Amenici venne infilata nel petto la foto dei figli.

Al termine dell’eccidio, i poveri corpi vennero trascinati a qualche decina di metri dal casolare ed ammucchiati sotto un grosso sasso, parzialmente ricoperti dalla neve. I cadaveri vennero rinvenuti casualmente da una pattuglia germanica e recuperati per essere ricomposti presso la chiesa di Tarvisio tra il 31 marzo ed il 2 aprile 1944. I funerali si svolsero presso la stessa il 4 aprile 1944. Al termine di solenne cerimonia funebre, i resti dei dodici carabinieri furono seppelliti in località Manolz di Tarvisio.

Lapide che ricorda la strage di Malga Bala

Il 27 marzo 2009 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a ciascun militare la medaglia d’oro al merito civile con la seguente motivazione:

“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull’altopiano di Malga Bala. Imprigionato all’interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato.
Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell’onore e del dovere, spinto fino all’estremo sacrificio.”

— Malga Bala (SLO), 23-25 marzo 1944

Questo è l’elenco delle vittime:

  1. Primo Amenici, carabiniere nato a Crespino il 5 settembre 1905;
  2. Lino Bertogli, carabiniere nato a Casola di Montefiorino il 19 marzo 1921;
  3. Ridolfo Colsi, carabiniere nato a Signa il 3 febbraio 1920;
  4. Michele Castellano, carabiniere ausiliario nato a Rocchetta Sant’Antonio l’11 novembre 1910;
  5. Domenico Dal Vecchio, carabiniere nato a Refrontolo il 18 ottobre 1924;
  6. Fernando Ferretti, carabiniere nato a San Martino in Rio il 4 luglio 1920;
  7. Antonio Ferro, carabiniere nato a Rosolina il 16 febbraio 1923;
  8. Attilio Franzan, carabiniere nato a Isola Vicentina il 9 ottobre 1913;
  9. Dino Perpignano, vice brigadiere nato a Sommacampagna il 17 agosto 1921;
  10. Pasquale Ruggero, carabiniere nato a Airola l’11 febbraio 1924;
  11. Pietro Tognazzo, carabiniere ausiliario nato a Pontevigodarzere il 30 giugno 1912;
  12. Adelmino Zilio, carabiniere nato a Prozolo di Camponogara il 15 giugno 1921.
Il sacrario dei martiri di Malga Bala nell'antica cinta della chiesa madre di Tarvisio
Il sacrario dei martiri di Malga Bala

Grazie per aver letto il nostro post, un po’ più lungo dei nostri standard e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

 

6 pensieri riguardo “La strage partigiana di Malga Bala

  1. L’odio non ha colore politico. In quanto tale non trova giustificazione storica alcuna nel contesto umano e civile. Chi ha coperto tali atrocità ne ha condiviso (e ne condivide) l’efferatezza.

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