15 marzo 1983, attentato a Beirut

L’operazione Libano 1 si era conclusa solo due giorni prima quando la situazione precipitò nuovamente a Beirut, martoriata capitale del Libano. Il 14 settembre del 1982 vi fu l’attentato al quartier generale dei cristiano maroniti dove persero la vita l’appena eletto presidente della repubblica Bashir Gemayel e 25 dirigenti. Il 16 settembre ci fu la ritorsione dei maroniti che penetrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila. Così la decisione di un nuovo intervento internazionale.

In principio la missione era nata come iniziativa ONU, ma il veto dell’URSS annullò l’egida internazionale mentre il contingente era in navigazione verso il Libano, per cui ITALCON si trasformò in corso d’opera in uno sforzo eminentemente nazionale, insieme con Francia, USA e Gran Bretagna. Come diretta conseguenza, i mezzi impegnati sul terreno furono colorati di bianco (identificazione di mezzo ONU), ma portarono dipinta la bandiera italiana. Il contingente italiano, con un organico di 2.300 uomini al comando del generale dei paracadutisti Franco Angioni, così il 24 settembre 1982 tornò in Libano.

La missione ebbe inizio il 20 settembre 1982 con la partenza delle navi da sbarco Grado e Caorle che trasportavano i blindati del Battaglione San Marco al comando del Capitano di fregata Pierluigi Sambo, scortate dalla fregata Perseo, e dei traghetti Canguro Bianco, Buona Speranza e Staffetta Jonica, partiti da Cipro; si aggiunsero poi un ponte aereo Italia/Cipro e a protezione e supporto navi a rotazione le unità Vittorio Veneto, Doria, Perseo, Intrepido, Lupo, Ardito, Sagittario, Stromboli, Orsa e Audace.

I rapporti con la popolazione locale e le diverse parti in lotta vennero inoltre enormemente facilitati dalla costruzione di un ospedale da campo nei pressi dell’ aeroporto di Beirut, dove tutti i feriti di qualunque fazione venivano curati. Nonostante questo ci furono diversi scontri a fuoco.

Il 15 marzo 1983 alle 21.00 una pattuglia del Battaglione San Marco cadde in una imboscata nei pressi del campo di Sabra, e quattro Maro’ del S. Marco rimasero feriti, di cui uno gravemente. Quella stessa notte il generale Angioni decise di uscire con gli incursori del Col Moschin per intercettare gli assalitori, che ancora non avevano lasciato la zona. Al contatto col nemico iniziò un violento scontro a fuoco, nel quale i libanesi si batterono con armamento più pesante e armi controcarro.

Nel combattimento tre incursori rimasero feriti e si decise di sospendere l’azione. Uno degli italiani perse una gamba. Il 15 marzo 1983 il militare italiano Filippo Montesi, marò del San Marco, venne colpito alla schiena mentre si trovava in azione di pattugliamento notturno sulla via dell’aeroporto nei pressi del campo profughi palestinese di Burj el-Barajneh, a Beirut.

Montesi che purtroppo mori il 22 marzo a seguito delle ferite riportate, fu l’unico militare italiano a cadere durante la missione ITALCON “Libano 2”. Al sottocapo Filippo Montesi, nato a Fano l’11 maggio 1963, venne conferita la Croce di guerra al valore militare con la seguente motivazione:

«Militare del contingente di pace nel Libano, in servizio di pattugliamento notturno, veniva attaccato con raffiche di mitra e lancio di bombe. Ferito gravemente in più parti, dando prova di abnegazione, incitava i commilitoni a reagire, invitandoli a non curarsi di lui.» — Beirut (Libano), 15 marzo 1983.

Generale Franco Angioni Libano 2
Il generale Franco Angioni

Nel corso della missione ITALCON Libano 2 si sono avuti inoltre 75 feriti da parte italiana. La missione terminò il 6 marzo 1984, quando rientrò l’ultima compagnia carabinieri paracadutisti. La Brigata Folgore rientrò nella sua base di Livorno a fine missione fu accolta da grandi festeggiamenti in città, ed il suo comandante Angioni conobbe un’enorme popolarità su scala nazionale.

 

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