Incontro Mussolini e Franco a Bordighera

Il 12 febbraio 1941, Mussolini capo del Governo italiano incontrò il Caudillo Francisco Franco, dittatore della Spagna a Bordighera, sulla riviera ligure. Il Duce e Hitler avrebbero voluto che il paese iberico entrasse in guerra a fianco dell’Asse o che almeno Franco concedesse il via libera al passaggio di formazioni tedesche per la conquista di Gibilterra, munitissima base navale inglese che sorvegliava lo stretto di Gibilterra, porta di accesso dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico, ma anche uno dei due punti di controllo del “mare nostrum”.

Nonostante che il ministro degli Esteri italiano Galeazzo Ciano si fosse detto alquanto scettico sulle concrete possibilità di indurre Franco a entrare in guerra a fianco delle potenze dell’Asse, egli invitò ugualmente nel gennaio 1941 il ministro degli Esteri spagnolo Serrano Suñer a recarsi in Italia insieme al Caudillo per incontrarsi con Mussolini.

Informato delle intenzioni di Ciano, Franco si fece alquanto pregare prima di accettare l’invito italiano, ma alla fine decise di partire convinto di fare un favore al Duce. Il Caudillo riteneva che lo scopo principale dell’incontro di Bordighera fosse la necessità per Mussolini di ottenere un successo a livello propagandistico dopo le sconfitte subite dalle forze armate italiane in Nord Africa e nei Balcani.

A rinfocolare il pessimismo spagnolo sulle reali possibilità di una vittoria italiana sopraggiunse in quel periodo anche la grave sconfitta subita in Cirenaica da reparti italiani da parte dell’esercito britannico decisamente inferiore per numero e per mezzi e il pesante bombardamento navale inglese su Genova del 9 febbraio. Fu in questo clima pessimista e sfiduciato che Franco e Serrano Suñer partirono da Madrid la sera del 10 febbraio con un convoglio di diciassette automobili.

Le autorità spagnole avevano deciso che il viaggio per Bordighera si sarebbe dovuto svolgere attraversando il territorio della Francia meridionale, allora sotto il regime di Vichy.  Franco, accompagnato dal ministro degli Esteri Serrano Suñer, dal capo della Casa militare generale Moscardò e dal sottosegretario alla stampa e propaganda Antonio Tovar, giunse alla frontiera italo-francese di Mentone la sera dell’11 febbraio verso le ore 20, accolto con gli onori militari da un reparto della Guardia alla Frontiera.

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Durante tutto il tragitto dal confine italo-francese a Bordighera, Franco venne calorosamente festeggiato dalla popolazione, che lo acclamò al grido di “Arriba Espagna” e “Viva Franco”. Arrivato a destinazione il Caudillo fu ricevuto personalmente da Mussolini presso la Villa Regina Margherita, messa a disposizione, della delegazione spagnola, dalle autorità italiane. Dopo che il Duce ebbe dato a Franco il suo cordiale benvenuto, i due capi di governo passarono in rassegna alcuni reparti del 2° reggimento Granatieri di Sardegna e dell’89° reggimento Fanteria.

Il 12 febbraio 1941 si svolsero i colloqui ufficiali che si svolsero in due tornate. Mussolini dopo aver espresso la sua simpatia a Franco, lo informò che Ciano non era potuto essere presente all’incontro in quanto impegnato sul fronte greco-albanese e lo invitò a venire in visita ufficiale a Roma dopo la fine del conflitto.

Mussolini passò quindi a fare un dettagliata analisi della situazione bellica generale esprimendo la sua personale fiducia nella vittoria finale dell’Asse, elogiando l’efficienza militare della Germania, che disponeva di ben 235 divisioni e 250 sottomarini. Si disse contrario ad ogni ipotesi di pace separata e tentò di giustificare le recenti sconfitte in Africa settentrionale con il fatto che gli inglesi avevano potuto beneficiare di una “sorpresa tattica”.

Per quanto concerneva invece la difficile situazione in Albania, affermò che la situazione si sarebbe presto sbloccata a vantaggio dell’Italia. A quel punto arrivò al nocciolo della questione, facendo presente a Franco la grandissima importanza strategica di Gibilterra, il cui possesso da parte delle forze dell’Asse avrebbe consentito all’esercito italo-tedesco di passare facilmente in Marocco e di là ribaltare completamente la situazione militare nell’Africa francese. Inoltre da Gibilterra avrebbero potuto passare le navi dell’Asse per effettuare una guerra molto più efficace, di quella subacquea.

Confidò a Franco che Hitler gli aveva assicurato che la Germania avrebbe aiutato in tutti i modi la Spagna a patto che questa concedesse alle truppe tedesche di occupare Gibilterra. Gli disse anche che il Fuhrer nutriva molta simpatia per Franco e desiderava ardentemente che la Spagna entrasse in guerra a fianco delle potenze dell’Asse.

Intervenne quindi nel colloquio il Caudillo che, innanzitutto, espresse a Mussolini tutta la sua profonda gratitudine per l’aiuto dato dalle forze armate italiane durante la guerra civile spagnola. Fu poi molto franco ad ammettere che la Spagna, al momento dello scoppio del conflitto, non vi era potuta entrare perché era necessario prima portare a compimento l’opera di pacificazione del paese.

Il Caudillo espresse poi tutta la sua contrarietà alla politica tedesca che tendeva a far rientrare la Francia nell’orbita dell’Asse e si lamentò del fatto che evidentemente la Germania non conosceva bene le aspirazioni del popolo spagnolo, mettendo la Spagna in secondo o in terzo piano nei suoi programmi strategici. Il primo problema da risolvere era per Franco quello degli approvvigionamenti granari, in quanto l’ultimo raccolto era stato la metà di quello previsto per la mancanza di sementi, concimi e muli.

La crisi che ne seguiva era rappresentata dal fatto che la Spagna poteva tenere sotto le armi solo 300.000 soldati, in quanto non aveva da dare loro da mangiare. Intervenne poi nel colloquio Serrano Suñer che individuò i due principali problemi della Spagna nella carenza di alimentazione e nella difficoltà di realizzare le aspirazioni nazionali. I tedeschi, secondo il ministro degli Esteri spagnolo, non avevano accolto le richieste spagnole soprattutto per quanto riguardava gli approvvigionamenti granari.

Mussolini interpretò i desideri spagnoli che avrebbero consentito l’ingresso in guerra con l’invio di un quantitativo sufficiente di grano e con l’accoglimento delle sue aspirazioni coloniali. Franco confermò il tutto e a quel punto il Duce chiese poi a Franco se se la sentiva di smentire il sospetto, sorto nei tedeschi, che la Spagna non era ancora entrata nel conflitto per il mancato sbarco tedesco in Inghilterra e per gli insuccessi italiani in Nord Africa, al che il Caudillo rispose che ciò era assolutamente falso e che la Spagna aveva creduto nel successo dell’Asse fin dal primo giorno.

Nel pomeriggio Mussolini e Franco, con i rispettivi seguiti, si recarono a Villa Hambury, in località La Mortola, non lontano dal confine italo-francese, dove ripresero i colloqui che durarono dalle 18 alle 19,30. Mussolini chiese nuovamente a Franco se vi fossero le condizioni per un’entrata della Spagna nel conflitto, al che il Caudillo gli rispose che ciò sarebbe dipeso più dalla Germania che dalla Spagna in quanto, tanto prima il Reich sarebbe venuta in aiuto della Spagna, quanto prima quest’ultima avrebbe dato il suo contributo alla causa fascista mondiale.

Il giorno successivo, 13 febbraio, venne il momento del commiato. In mattinata Mussolini si recò alla Villa Regina Margherita per salutare l’illustre ospite in partenza. I due capi di governo si salutarono in modo cordialissimo e Franco, con gli stessi onori con cui era stato accolto al suo arrivo, lasciò Bordighera per rientrare a Madrid. Tutta la stampa dei paesi alleati diede ampio spazio all’incontro di Bordighera sottolineando con vivo compiacimento la perfetta concordanza della politica italiana e spagnola su tutti i principali problemi europei e su quelli riguardanti i due paesi mediterranei.

In pratica fu un nulla di fatto, Franco s’impegnò soltanto a reagire con le armi ad ogni attacco inglese. Quanto al resto, si trincerò dietro frasi e formule di comodo. Una dichiarazione comune si limitò a constatare l’identità di vedute dei governi italiano e spagnolo.  Il problema di Gibilterra rimaneva più vivo che mai e non cesserà di esserlo fino alla fine della guerra per il controllo del Mediterraneo e soprattuto della rotte di rifornimento per l’Africa settentrionale

Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

2 pensieri riguardo “Incontro Mussolini e Franco a Bordighera

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