“Io non permetterò che una banda di traditori mi processi…”

La seconda guerra mondiale era finita, almeno per quanto riguardava il vecchio continente ormai otto mesi, le porte del campo di concentramento di Coltano in provincia di Pisa, in cui erano stati rinchiusi molti militari della Repubblica Sociale Italiana catturati dagli eserciti alleati, si stavano schiudendo per quasi tutti i prigionieri quando, si consumò il suicidio del generale Tito Agosti.

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Le baracche nel Campo di Coltano

Coltano era il secondo campo per prigionieri di guerra organizzato dagli Alleati in Toscana, il primo era stato il campo di Scandicci. Il campo costruito nella tenuta di Coltano era composto in realtà da tre campi. Il PWE 336 esteso su una superficie di 418 mila metri quadrati destinato ai prigionieri di guerra tedeschi, il PWE 337 su 382 mila metri quadrati riservato ai soli italiani e infine il PWE 338 su 423 mila metri quadrati destinato ai tedeschi e ai collaborazionisti stranieri, principalmente provenienti dall’Unione Sovietica.

Il PWE 337 campo in cui furono rinchiusi circa 32.000 ex militari della Repubblica Sociale Italiana, sarà affidato ai soldati americani di colore della 92ª Divisione «Buffalo» della V armata, che vi fecero servizio dal maggio al settembre del 1945. Si trattava degli uomini della divisione che durante “Operazione Wintergewitter” in italiano tempesta invernale, l’ultima offensiva italo-tedesca nel corso del secondo conflitto mondiale, erano stati pesantemente sconfitti dai tedeschi e dai reparti dell’Esercito Nazionale Repubblicano in Garfagnana.

Generale Tito Agosti

Fra i prigionieri del campo vi era il generale Tito Agosti, nato il 19 agosto 1889 a Morrovalle in provincia di Macerata. Arruolatosi giovanissimo nel Regio Esercito, egli aveva frequentacon successo il corso Allievi Ufficiali, ottenendo la nomina a sottotenente il 19 maggio 1912, giusto in tempo per prendere parte, seppur alle fasi finali, alla Guerra italo-turca.

Nel corso della successiva Grande Guerra, dopo aver valorosamente combattuto, Agosti il 23 agosto del 1917, fu promosso al grado di capitano ed insignito di una Medaglia d’argento al valor militare per il combattimento sostenuto tra Torre di Zuino e Cervignano il 4 novembre 1918 con la seguente motivazione:

Comandante di uno squadrone di cavalleria, superava resistenze nemiche, riuscendo ad assicurare il passaggio dei suoi uomini su piccoli ponti che il nemico tentava di distruggere; concorreva a fugare prima e a catturare poi una batteria nemica che, con azione di fuoco a zero, colpiva la testa della colonna avanzatasi, dando in tutta l’azione costanti prove di coraggio e sprezzo del pericolo.”

Nel 192 fu comandante di compagnia del 13º Battaglione eritreo, partecipando alla conquista dell’Oltregiuba e della Migiurtinia in Somalia. Partecipò successivamente alla guerra d’Etiopia, comandando prima il Gruppo Squadroni di Cavalleria Coloniale “Penne di Falco” e poi il III Gruppo bande armate della Somalia, meritandosi una Medaglia di bronzo al valor militare e due promozioni, prima a tenente colonnello, il 31 dicembre del 1935 e quindi a colonnello per meriti eccezionali. Al termine del conflitto culminato con la proclamazione dell’impero l’ufficiale fu decorato con una seconda Medaglia d’argento al valor militare.

Partecipò alla seconda guerra mondiale combattendo in Africa Orientale Italiana e a lui venne assegnata la difesa del fronte di Sciasciamanna, nello scacchiere Sud del Galla e Sidama, In quelle terre riuscì a far ritirare le truppe rimanenti dopo il sanguinoso combattimento del Dadaba, subendo continui attacchi da migliaia di ribelli arussi, via via sostenuti dalla popolazione locale.

Il 19 maggio 1941 venne fatto prigioniero dalle truppe britanniche e dopo aver combattuto fino “al limite delle umane possibilità” come ordinato dal Comando Supremo fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia il 1º agosto 1941, e successivamente di una terza Medaglia d’argento al valor militare. Rimase prigioniero degli inglesi per i successivi due anni e mezzo fino al settembre del 1943, quando venne rimpatriato nell’ambito dei periodici scambi di militari feriti.

Erano i tragici giorni dell’armistizio, dello sfascio delle forze armate, quando il colonnello dell’arma di cavalleria Tito Agosti, tormentato come moltissimi altri dalla vergogna del tradimento decise di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Promosso generale di divisione in data 18 settembre, gli venne affidato il comando della 2ª Divisione granatieri “Littorio” dell’Esercito Nazionale Repubblicano. La grande unità, una delle quattro che si stavano addestrando in Germania nel campo di Münsingen, il 18 luglio 1944 ricevette la visita di Benito Mussolini e del generale Rodolfo Graziani, che nel frattempo aveva accettato la carica di Ministro della Guerra della neocostituita repubblica nei territori del centro e del nord della penisola.

Gli uomini della divisione Littorio schierati sull'attenti durante la visita di Mussolini
Gli uomini della Littorio schierati sull’attenti durante la visita di Mussolini

Agosti riceverà il comando della grande unità in fase addestrativa, comando che resse per tutta la durata del conflitto, unico caso fra le quattro divisioni dell’E.N.R. l’Esercito Nazionale Repubblicano. L’unità rientrata in Italia, in un primo tempo venne posizionata a ridosso della Linea Gotica e successivamente, rischierata sul fronte occidentale dove, il 3 dicembre del 1944, assunse la linea di combattimento fra il colle di Tenda e il Piccolo San Bernardo. In quella zona sostenne accaniti combattimenti contro le truppe francesi e statunitensi, che cercavano di penetrare in territorio italiano dal fronte delle alpi occidentali.

Ovunque impedì che le truppe statunitensi e francesi degaulliste potessero penetrare e poi dilagare nel Piemonte e nell’aostano. Il 27 aprile 1945, quando l’unità era ancora in possesso di alcuni territori francesi, il generale Agosti emise l’ordine di scioglimento della divisione, venendo poi catturato dagli alleati, ma gli alpini dei battaglioni “Varese” e “Bergamo” del Reggimento alpini della 2ª Divisione granatieri “Littorio” e gli obici della 12ª Batteria del Gruppo “Mantova” del 1º Reggimento artiglieria decisero nonostante l’ordine ricevuto di continuare a combattere. E qui si sviluppa una vicenda sconosciuta e molto affascinante.

La regione della Valle d’Aosta fu indubbiamente, nell’ultima fase del secondo conflitto mondiale, il boccone che qualche militare d’oltralpe sarebbe stato ben felice d’inghiottire. La Resistenza ed in particolar modo le formazioni partigiane di ispirazione monarchica e liberali, ne erano anch’essa consapevole e fece del suo meglio perché quella prospettiva, tanto auspicata dai francesi non avesse ad avverarsi. A giocare un ruolo di primo piano nella mancata annessione francese, vedremo fra breve saranno due personaggi diametralmente contrapposti.

Da una parte il generale Tito Agosti, dall’altra Adolfo Beria d’Argentine, il futuro procuratore generale di Milano. Egli si era infiltrato, con il rango di sergente, nelle file dell’esercito della Repubblica Sociale e d’intesa con Edgardo Sogno e altri esponenti della Resistenza piemontese, si era proposto alle autorità militari di Salò come corrispondente di guerra. Accreditato dal comando tedesco presso il Gruppo armate Liguria, del maresciallo Graziani, aveva credenziali che gli permettevano di spostarsi con un grande margine di libertà lungo il fronte e di raccogliere notizie di prima mano sul movimento delle truppe e i loro piani strategici

Il ruolo di Beria divenne particolarmente importante nella primavera del 1945, quando i comandi delle formazioni della Repubblica Sociale cominciarono a interrogarsi sul destino delle loro unità. Grazie al suo travestimento, Beria divenne uno dei principali tramiti fra la Resistenza, gli Alleati e i reparti della RSI. Egli aveva conosciuto grazie alla sua mansione il generale Agosti e quando gli alpini della “Littorio” decisero di collaborare con i partigiani, per presidiare il confine italo-francese dopo il ritiro delle forze tedesche, dette vita a questa “strana alleanza”.

I reparti alpini della “Littorio” combatteranno infatti gli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale, dopo l’insurrezione generale del 25 aprile, fianco a fianco con le Fiamme Verdi del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia riuscendo a fermare il tentativo di annessione della Valle d’Aosta da parte francese. Gli ultimi reparti si arrenderanno solo l’8 maggio del 1945, giorno di cessazione ufficiale della guerra in tutta Europa, seguito alla resa del Terzo Reich.

Tornando alla vicenda del Generale Agosti, dopo la cattura venne rinchiuso a Coltano, nel campo di concentramento per militari della R.S.I. e tedeschi e accusato di crimini di guerra. Trasferito successivamente nel carcere militare di Forte Boccea a Roma, quando seppe che gli ufficiali della Repubblica sarebbero stati processati, disse che:

non avrebbe permesso che una banda di traditori lo sottoponesse a processo per il suo operato di soldato e preferì suicidarsi piuttosto che essere giudicato da una giuria che egli riteneva parziale e “traditrice”.

Era il 27 gennaio 1946, quando il generale si tolse la vita. Parlando di lui, Beria disse che il suo «comportamento esemplare» fu «ignorato da tutti: Alleati, Resistenza, Movimento sociale italiano». Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci Vi diamo appuntamento al prossimo. Mi piace e commenti e/o suggerimenti su come migliorare l’articolo e il blog in generale saranno molto graditi

8 pensieri riguardo ““Io non permetterò che una banda di traditori mi processi…”

  1. AVREI PIACERE DI LEGGERE ET FOTO; ULTERIORI V/S NOTIZIE STORICHE SU: Addetto alla difesa controaerea del porto di Napoli durante l’ultima guerra militare della 201/ Divisione Costiera – 639/ Btr. Compagnia – Mitraglieri da posizione – 27/ Legione – M. A. C. A. – Unità di fanteria del Regio Esercito Italiano attiva da 1 Novembre 1942 al 1 Settembre 1943 – costituita da persone dela stessa brigata e dai richiamati delle classi anziane. Mio padre partecipò attivamente ai combattimenti dal 28 Maggio 1943 al 8 Settembre 1943 riportando ferite nell’ultima azione di difesa del porto di Napoli, dove fu sommerso insieme alla mitragliatrice controaerea, dalle macerie del palazzo bombardato al ” Ponte della Maddalena ” IN ATTESA LEGGERVI. INVIO CORDIALI SALUTI. GRAZIE!

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  2. Soltanto oggi ho potuto leggere molte pagine da Voi pubblicate tra le quali – per la prima volta – questa.
    Chi Vi legge Vi deve molto. Grazie di cuore.

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