La motonave Mario Roselli fu una nave da carico protagonista di una delle più gravi tragedie delle truppe italiane nella seconda guerra mondiale, la vicenda del postale italiano è strettamente legata all’eccidio di Cefalonia e di Corfù.
A seguito dell’armistizio dell’8 settembre, la guarnigione italiana di stanza nell’isola greca di Cefalonia, rappresentata dalla 33ª divisione di fanteria Acqui si oppose al tentativo tedesco di disarmo. La stessa schierava il 18º Reggimento fanteria da montagna a presidio di Corfù, mentre il grosso della divisione, composto dal 17º e dal 317° Reggimento fanteria da montagna, dal 33º Reggimento artiglieria, dal comando e dai servizi divisionali erano schierati a Cefalonia.

Al comando del generale Antonio Gandin, gli uomini della “Acqui” a presidio di Cefalonia e Corfù tennero testa per vari giorni ai tedeschi con pesanti perdite, fino alla resa incondizionata, alla quale fecero seguito massacri e rappresaglie nonostante la cessazione di ogni resistenza. I superstiti furono quasi tutti deportati verso il continente su navi.
Nel quadro di questi trasferimenti verso i campi di prigionia si inquadra la tragedia della motonave Roselli. La Mario Roselli venne costruita dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone su ordinazione della Società Italia di Navigazione di Genova nel 1940. Nello stesso cantiere vennero contestualmente costruite le navi gemelle Reginaldo Giuliani, Gino Allegri, Fabio Filzi e Carlo Del Greco, tutte su ordinazione del Lloyd Triestino.
Varata il 25 aprile del 1941, la nave con un a stazza lorda di oltre 6.800 tonnellate venne consegnata al committente il 22 aprile 1942 e requisita il giorno dopo a Trieste dalla Regia Marina che la incorporò nel suo naviglio ausiliario di guerra.
La sua prima missione fu il rifornimento delle truppe italiane di stanza in Libia, sulla tratta Brindisi-Bengasi-Brindisi, con prima partenza da Brindisi il 16 maggio 1942. Il 9 settembre, il giorno dopo la proclamazione dell’armistizio la nave divenne preda bellica della Kriegsmarine, la marina militare germanica, che la incorporo come naviglio ausiliario di guerra.
Il 20 settembre venne utilizzata per un trasporto di prigionieri italiani a Venezia. Il 9 ottobre raggiungeva la rada di Corfù per imbarcare circa 5.500 militari italiani, che nei giorni precedenti avevano duramente combattuto contro i tedeschi. Le operazioni di imbarco durarono tutta la notte fra il 9 e il 10.
A operazione quasi conclusa alle 7,45 del 10 ottobre vennero avvistati bombardieri alleati che sganciarono numerose bombe. Una centrò in pieno un motoscafo pieni di prigionieri e un’altra passando da un boccaporto aperto cadde direttamente nelle stiva, stipata di prigionieri italiani.
Fu una strage, i morti accertati furono 1.302. I superstiti vennero sbarcati dalla nave ormai inclinata, mentre un gruppo che non era ancora stato imbarcato si dette alla fuga nelle campagne. Inseguiti dai tedeschi che sparavano a vista molti trovarono salvezza accolti dalla popolazione greca. Il giorno dopo un altro bombardamento alleato provocava il definitivo affondamento della nave, ormai abbandonata dai tedeschi in rada.
Nel 1952 il relitto venne recuperato, rimorchiato nei Cantieri Riuniti di Monfalcone la nave venne ricostruita e immatricolata con il nome di Alpe.
Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
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[…] Mario Roselli, 11 ottobre 1943, Corfù, 1.302 morti. […]
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[…] Mario Roselli, 11 ottobre 1943, Corfù, 1.302 morti. […]
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