Il suicidio del “Corsaro dell’Atlantico”

Carlo Fecia di Cossato disegno« Da nove mesi ho  molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato. Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno scopo nella mia vita. »

Lettera testamento scritta il 21 agosto 1944 alla madre dal comandante sommergibilista Carlo Fecia di Cossato per denunciare la grave crisi dei valori nei quali aveva sempre creduto e come denuncia morale contro tutti coloro per i quali il giuramento di fedeltà, a suo tempo prestato, era stata solo una parola al vento. Il tutto in seguito ai drammatici eventi dell’8 settembre 1943.

In pochi mesi aveva visto crollare tutti i valori nei quali aveva sempre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia Marina e non potendo sopportare oltre il 27 agosto 1944 si tolse la vita a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia. Con quel gesto il Comandante si era finalmente riunito al suo equipaggio, ai suoi valorosi uomini che riposano in fondo al mare e a cui pensava ogni giorno.

Con lui se ne andava, uno dei migliori comandanti italiani di sommergibili nel corso della seconda guerra mondiale, considerato un asso con le sue 17 vittorie ottenute con il sommergibile oceanico Enrico Tazzoli tra il 15 aprile 1941 ed il 25 dicembre 1942, data rispettivamente del primo e dell’ultimo affondamento. Egli rimane una figura emblematica della lacerazione che, l’8 settembre 1943, devastò la coscienza di tanti combattenti.

Italian-submarine-Tazzoli
Il sommergibile Enrico Tazzoli

Nato a Roma, da una nobile famiglia piemontese di orientamento monarchico, dopo aver completato l’iter scolastico presso il Regio collegio militare di Moncalieri, venne ammesso all’Accademia Navale di Livorno uscendone nel 1928 con il grado di guardiamarina.

Dopo aver preso parte alla guerra di Etiopia e alla guerra civile spagnola nel 1939 frequentò la Scuola Sommergibili di Pola alla conclusione della quale venne promosso a soli 32 anni capitano di corvetta e comandante di sommergibile.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale è al comando del sommergibile Ciro Menotti, di stanza a Messina e nell’ autunno del 1940, viene inviato a Betasom, la base dei sommergibili italiani destinati ad operare nell’Oceano Atlantico. A Bordeaux  dal 5 aprile 1941 prese il comando del sommergibile Tazzoli con al suo fianco il tenente di vascello Gianfranco Gazzana Priaroggia, altro abile futuro comandante della flotta sottomarina della Regia Marina.

Quando parte per la sua prima missione lo fa al comando di un equipaggio che per sua volontà risulta composto da soli volontari, a cui specifico in maniera chiara e inequivocabile  cosa sarebbe spettato ai volontari che avrebbero servito nella sua unità, cosa il comandante voleva dai suoi uomini:

“Se qualcuno vuole sbarcare lo dica subito. Io intendo partire con gente pronta a tutto.”

Nel periodo in cui il Tazzoli fu sotto il suo comando divenne uno dei sommergibili più vittoriosi (secondo solo al Leonardo da Vinci), di tutta la Regia Marina nel corso della seconda guerra mondiale ed il comandante Fecia di Cossato fu premiato al valore più volte.

Fecia di Cossato sul Tazzoli durante la navigazioneNel dicembre 1941, gli venne assegnata la Croce di Ferro di 1ª Classe dall’Ammiraglio tedesco Karl Donitz in occasione del salvataggio di una settantina di naufraghi tedeschi delle navi Atlantis e Phyton nei pressi dell’Isola di Capo Verde.

Dall’11 febbraio 1942 iniziarono le missioni al largo della costa degli Stati Uniti nel corso delle quali vennero affondate 12 navi nemiche, singolare fu l’episodio dell’11 marzo 1942 a seguito dell’affondamento del piroscafo panamense Cygney.  Poco tempo prima, la stampa Usa aveva dileggiato la Regia Marina, sostenendo che nessuna nostra nave avrebbe osato avvicinarsi alle coste americane.

Per tutta risposta Fecia di Cossato silurò un paio di navi proprio nelle acque statunitensi, sventolando il Tricolore davanti ai naufraghi sulle scialuppe e raccomandando loro di riferire cosa aveva saputo fare la Regia Marina.

“E adesso andate a raccontare agli americani che non è vero che gli italiani vengono fin qui ad affondare le navi”.

Era il Natale del 1942 quando il Comandante di Cossato ottenne la sua ultima vittoria con il Tazzoli, affondando una nave da carico americano la Dona Aurora. altre 5011 tonnellate di stazza lorda andavano ad aggiungersi a già straordinari risultati.  Il 2 febbraio 1943 il capitano Fecia di Cossato conclusa la sua sesta missione col Tazzoli venne promosso a capitano di fregata ed inviato in patria.

Secondo lo Stato Maggiore della Marina la rotazione si è resa improcrastinabile a causa della lunghissima permanenza d’imbarco del capitano sul Tazzoli. Un vero record per qualunque sommergibilista. Il 19 marzo 1943 veniva insignito della Croce di cavaliere della croce di ferro, onorificenza germanica che veniva conferita per eccezionali meriti di comando e/o di coraggio.

Per chi fosse interessato abbiamo dedicato un post ai nove militari italiani a cui venne conferita nel corso del secondo conflitto mondiale il prestigiosa riconoscimento germanico al Valor militare:

I nove militari italiani decorati con la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro e la sua storia

Intanto il vecchio e glorioso Tazzoli, nonostante l’alto numero di successi conseguiti, veniva convertito in unità di rifornimento ed appoggio e il 15 maggio 1943, carico di metalli strategici per i nostri alleati giapponesi, lascia Bordeaux con destinazione Singapore. Da questa missione non ritornerà mai più, il suo scafo con l’intero equipaggio giace da qualche parte negli abissi dell’Atlantico. Per Cossato è un duro colpo che lo segnerà per sempre.

Nel frattempo e precisamente il 17 aprile 1943, Fecia di Cossato assume il comando della IIIª Squadriglia Torpediniere con insegna sulla torpediniera Aliseo, avvicendando al comando della nave il capitano di corvetta Umberto Manacorda. Per le azioni svolte con la stessa in Mediterraneo, Carlo Fecia di Cossato nel luglio del ’43 riceve una Croce di Guerra al Valore Militare e qualche tempo dopo gli viene conferita la terza Medaglia di Bronzo al Valore Militare.

Il giorno della proclamazione dell’Armistizio dell’8 settembre 1943 l’”Aliseo” era nella base di La Spezia e nel corso della giornata l’unità insieme alla gemella la torpediniera “Ardito”, salpò dal porto ligure.  Sull’Aliseo erano imbarcati anche il comandante delle siluranti, ammiraglio Amedeo Nomis di Pollone, e l’ammiraglio Aimone di Savoia-Aosta. Le due unità si diressero a Bastia, dove giunsero in serata apprendendo la Proclamazione dell’armistizio.

Il 9 settembre, mentre le truppe tedesche procedevano all’occupazione del porto, la nave riuscì ad uscirne, mentre l’Ardito rimase bloccato all’interno del porto e fu pesantemente danneggiato dal tiro delle batterie costiere, cadute in mano alla Wehrmacht, e di numerose unità tedesche.

Fecia di Cossato, vedendo l’altra torpediniera in difficoltà, invertì la rotta ed affrontò undici imbarcazioni tedesche: i cacciasommergibili UJ 2203 (ex-francese Minerva) e UJ 2219 (ex-francese Insuma), di scorta alle motozattere armate F 366, F 387, F 459, F 612 ed F 623, la motobarca della Luftwaffe FL B. 412 ed i piroscafi armati Humanitas e Sassari, italiani ma catturati dai tedeschi.

La torpediniera Aliseo
La torpediniera “Aliseo

La nave nell’azione era supportata anche da alcune batterie che erano state riconquistate dagli artiglieri italiani e dall’intervento, nella fase finale del combattimento, della corvetta Cormorano.

L’Aliseo fece strage delle unità tedesche. Aprì il fuoco alle 7.06 da circa 8300 metri, in risposta alle navi tedesche che avevano iniziato a sparare. Alle 7.30 l’Aliseo fu centrata da un proiettile da 88 mm in sala macchine restando temporaneamente immobilizzata, ma prontamente riparato il danno, diresse il tiro contro l’UJ 2203, che, devastato, saltò in aria alle 8.20; dieci minuti più tardi l’UJ 2219 ebbe analoga sorte e quindi furono affondate tre delle motozattere, mentre le rimanenti due furono mandate ad incagliarsi ed il battello della Luftwaffe venne affondato con il concorso della Cormorano, nel frattempo sopraggiunta.

La vittoria riportata a Bastia fu tra le motivazioni del conferimento della Medaglia d’oro al valor militare a Fecia di Cossato, caso probabilmente unico di conferimento della massima decorazione militare per azioni militari compiute contro obiettivi di due parti belligeranti contrapposte.

Carlo Fecia di Cossato 2«Valente e ardito comandante di sommergibile, animato, fin dall’inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava quattro navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta, un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato, stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee. Successivamente, comandante di torpediniera, alla data dell’armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando con la sola sua unità sette navi germaniche di armamento prevalente che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema determinazione.

Esempio fulgidissimo ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente e di assoluta dedizione al dovere. Oceano Atlantico,

5 novembre 1942 – 1º febbraio 1943; Alto Tirreno, 9 settembre 1943»

Dopo il combattimento l’Aliseo, recuperati 25 naufraghi tedeschi, diresse insieme alla malridotta Ardito per Portoferraio, dove erano nel frattempo confluite numerose torpediniere, corvette ed unità minori ed ausiliarie provenienti dai porti del Tirreno, dove arrivò alle 17.58 del 9 settembre.

Nel mattino dell’11 settembre la nave lasciò Portoferraio insieme ad altre sei torpediniere (tra cui le gemelle Indomito, Animoso, Ardimentoso e Fortunale) e diresse per Palermo, porto controllato dagli Alleati, dove il gruppo arrivò alle dieci del mattino del 12 settembre.

L’Ufficiale di Marina continuò ad adempiere ai propri doveri durante il periodo della cobelligeranza, in cui al comando sempre dell’Aliseo compì numerose azioni di scorta. Quando in primavera si diffuse la notizia che, nonostante la cobelligeranza, le navi italiane sarebbero state comunque cedute alle potenze vincitrici, Di Cossato ordinò alla propria squadra, quando fosse venuto il momento, di non accettare l’ordine di consegna.

“Se venisse confermato l’ordine di consegna, dovunque vi troviate lanciate tutti i vostri siluri e sparate tutti i colpi che avete a bordo contro le navi che vi stanno attorno, per rammentare agli angloamericani che gli impegni vanno rispettati; se alla fine starete ancora a galla, autoaffondatevi”.

Quando nel giugno del 1944, il nuovo governo Bonomi si rifiutò di prestare fedeltà al Re, fu come si sul dire la goccia che fa traboccare il vaso. Per Fecia di Cossato questo era inammissibile e fece atto di insubordinazione davanti all’ammiraglio Nomis di Pollone dicendo:

“No, signor ammiraglio, il nostro dovere è un altro. Io non riconosco come legittimo un governo che non ha prestato giuramento al Re. Pertanto non eseguirò gli ordini che mi vengono da questo governo. L’ordine è di uscire in mare domattina al comando della torpediniera “Aliseo”. Ebbene l’”Aliseo” non uscirà.”

Per questo venne messo agli arresti, ma i gravi tumulti provocati dagli equipaggi schierati dalla sua parte convertirono la pena in 3 mesi di licenza. Ma ormai come detto all’inizio del post, i valori in cui ha sempre creduto sono crollati e non potendone sopportare il peso, il 27 agosto 1944 il capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato mise fine alla sua eroica ed onorevole vita.

Un colpo di pistola dell’arma di ordinanza pose fine alla vita di uno dei più valorosi marinai d’Italia. Carlo Fecia di Cossato è sepolto a Bologna, in sua memoria la Marina Militare il 16 novembre 1977 mise il suo nome al sommergibile S 519, appartenente alla 1ª serie della classe Sauro consegnato il 5 novembre 1979.

La tomba di fecia di Cossato

Le vittorie ufficiali di Fecia di Cossato al comando del sommergibile Enrico Tazzoli e confermate dalla documentazione delle nazioni nemiche sono in tutto diciassette. Molte fonti rivendicano anche l’affondamento di un incrociatore affondato il 12 aprile 1941 rimasto sconosciuto ma presumibilmente britannico.

Complessivamente sono attribuiti a Fecia di Cossato affondamenti per 86.535 tonnellate di naviglio nemico, il che lo rende il secondo miglior comandante italiano della seconda guerra mondiale e il 45° in generale (5° non tedesco) asso degli affondamenti. Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

7 pensieri riguardo “Il suicidio del “Corsaro dell’Atlantico”

  1. Ogni città ed ogni paese d’Italia dovrebbe dedicargli un corso o una delle sue piazze principali.
    Ad ogni bambino italiano dovrebbero venir raccontati la vita generosa, l’opera coraggiosa ed il civismo eroico del Comandante Fecia di Cossato.

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.