Operazione Lehrgang, l’evacuazione della Sicilia

Il 17 agosto 1943, esattamente come aveva calcolato il Feldmaresciallo Albert Kesserling, dopo 5 notti di febbrile attività si completava lo sgombero dei reparti dell’asse ancora presenti in Sicilia, una Dunkerque in dimensioni più ridotte ma pur sempre un insuccesso senza attenuanti che gli alleati non erano riusciti a prevenire e neppure in modo significativo a contrastare.

L’ordine di esecuzione, dell’Operazione Lehrgang nome in codice con cui fu definita l’evacuazione della Sicilia da parte delle truppe dell’Asse, era arrivato da Berlino già il 26 luglio e, per evitare di allertare gli italiani, consegnato a mano allo stesso Kesselring a Frascati. I comandi italiani ebbero sentore del piano di evacuazione e dal 3 agosto cominciarono anch’essi a ritirarsi con discrezione.

Sull’isola l’esercito tedesco, agli ordini del generale Hube attuava con successo la ritirata attraverso tre linee difensive, sfruttando il restringimento del territorio siciliano a mano a mano che ci si avvicina a Messina. I tedeschi sabotarono tutti i veicoli prima di abbandonarli, ed enormi roghi bruciarono tutto ciò di cui si poteva fare a meno.

Sui due versanti dello stretto, quello siciliano e quello calabrese, veniva allestita la più potente concentrazione di mezzi antiaerei mai visti contemporaneamente nel corso dell’intero conflitto. Per la difesa dello Stretto, il colonnello Ernst-Günther Baade, mise in opera ben cinquecento bocche da fuoco dislocate su entrambe le sponde.

Il 10 agosto completò la sua opera, con la messa in postazione di tutte le artiglierie preventivate e la predisposizione perfetta delle difese dei dieci approdi ben mimetizzati e allestiti per ospitare la flotta di chiatte e barche a motore, che avrebbe condotto uomini e materiali in Calabria.

Il comandante delle forze navali impegnate in questa impresa era il capitano di vascello Gustav Freiherr von Liebenstein, già decorato di croce di cavaliere. Ai suoi ordini aveva tre flottiglie da trasporto  della Kriegsmarine, unità similari dell’esercito, alcuni pontoni armati della Luftwaffe oltre a naviglio italiano di varie dimensioni.

Jugoslawien, Polizeieinsatz, Truppentransport

Il mezzo principale era il pontone Siebel o Siebelfähre, un tipo di imbarcazione progettato nel 1940 dall’ingegnere aeronautico Siebel come mezzo da sbarco di ripiego per l’operazione Leone Marino, l’invasione della Gran Bretagna. Spesso armati con mitragliere contraeree da 20 mm per autodifesa, alcuni vennero convertiti in batterie contraeree galleggianti con cannoni da 88 mm.

Era costituito da due elementi da ponte per mezzi pesanti con propulsione fornita da motori per autotrazione, con un dislocamento di 130 tonnellate, una velocità a pieno carico di 6-7 nodi e una capacita di carico di 50 tonnellate e 150-200 uomini.

Questa eterogenea flotta gestita da cinque battaglioni di genieri era in grado di trasportare ogni notte 8.000 uomini e 2.000 tonnellate di materiali ed equipaggiamenti. Alla scorta in navigazione provvedevano una cannoniera francese di preda bellica, la SG 13 e 4 dragamine da 100 tonnellate.

Alle ore 18:00 di mercoledì 11 agosto, mentre ancora si combatteva a Brolo, Kesselring diede il via all’operazione Lehrgang, e la prima divisione a lasciare l’isola fu la “Hermann Göring”. L’operazione fu compiuta da naviglio sia italiano che tedesco al comando del capitano di vascello Gustav Freiherr von Liebenstein, già decorato di croce di cavaliere. Dato l’efficiente sbarramento d’artiglieria contraerei, le perdite italo-tedesche furono limitate a poche unità di naviglio minore.

Nel corso di quelle giornate furono trasferiti dalla Sicilia alla Calabria 101.569 soldati (39.569 tedeschi, di cui 4.444 feriti, e 62.000 italiani), 9.832 veicoli a motore (9.605 tedeschi), 47 carri armati tedeschi, 135 pezzi d’artiglieria, 2.000 tonnellate di munizioni e carburanti, e 15.000 tonnellate di altro materiale bellico, prevalentemente tedesco.

All’alba del 17 agosto le operazioni di evacuazione dell’isola poterono dirsi concluse con un pieno successo. Nel corso dei 5 giorni erano andati persi solo 15 mezzi navali fra cui 4 MFP le motozattere e 1 pontone Siebel

Il non essere riusciti a impedire l’evacuazione diventò per gli Alleati uno dei punti più controversi dell’intera campagna di Sicilia e soprattutto in questa operazione era emersa la distanza fisica fra gli alti comandanti interessati, con Eisenhower e Tedder in Africa settentrionale, Alexander in Sicilia e Cunninghama Malta.

D’altra parte i comandi navali Alleati conoscevano bene la consistenza dell’apparato difensivo realizzato dagli italiani sulle due sponde dello stretto e né la Marina né l’aviazione alleate erano intenzionate a rischiare le loro unità.

Infine occorre ricordare la difficoltà oggettive prime fra tutte il fatto che le unità utilizzate erano bersagli piccole e sfuggenti e il tempo necessario per la traversata era soltanto di mezz’ora.

All’alba del 17 agosto si concludeva quella che gli storici militari di parte alleata battezzarono come la «la Dunkerque italo-tedesca» operazione che occorre ricordarlo avvenne contemporaneamente ma parallela in quanto italiani e tedeschi impegnarono ognuno gelosamente i propri mezzi per evacuare l’isola.

Un altra cosa differenzia l’evacuazione della Sicilia da Dunkerque. Mentre dalla spiaggia francese, nel giugno di tre anni prima, gli inglesi e quello che rimaneva delle forze francesi non avevano portato via nemmeno un cannone o un camion. Tedeschi e italiani  si portarono via anche tutti i materiali e gli equipaggiamenti.

Intorno alle nove dello stesso giorno, le prime unità britanniche entravano a Messina, seguite verso le 10 da Patton,si chiudeva dopo 39 giorni la campagna di Sicilia con molte ombre sull’operato e l’efficienza delle forze impiegate nell’operazione.

Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

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