Operazione Malta 2, il disastroso assalto al porto di La Valletta

“Nel luglio scorso gli italiani hanno condotto un attacco con grande decisione per penetrare nel porto, impiegando MAS e “siluri umani” armati da “squadre suicide (…). Questa impresa ha richiesto le più alte doti di coraggio personale”

Così scrisse il vicegovernatore dell’isola di Malta, sir Edward Jackson, ricordando l’episodio il 4 ottobre 1941, a proposito dell’ardito tentativo di forzamento del porto della Valletta della notte fra il 25 e 26 luglio 1941, effettuato dagli incursori della X MAS. Vediamo ora come andarono i fatti nel dettaglio.

Fin dall’inizio del conflitto, Malta e il suo porto avevano rappresentavano uno degli obiettivi più interessanti per i mezzi d’assalto della X Flottiglia MAS, ma nei primi mesi di guerra, nella base non vi furono mai navi per cui valesse la pena, tentare un attacco. Le cose cambiarono al principio del 1941, e l’arrivo di navi da guerra e da carico inglese venne prontamente segnalato dai nostri ricognitori aerei. Si ricominciò pertanto a riprendere il considerazione, il progetto di forzare la base inglese, che agli occhi di molti osservatori e tecnici militari di tutto il mondo, pareva inviolabile.

Il Comandante della X Flottiglia MAS, capitano di fregata Vittorio Moccagatta, che come vedremo nel post, perderà la vita nel corso dell’azione, presentò il 26 aprile 1941 all’ammiraglio De Courten il piano di attacco. Per entrare nel Grand Harbour, il porto principale dell’isola fu scelto di forzare l’ingresso secondario perché quello principale era ritenuto più sorvegliato, più difeso e con ostruzioni più difficili da forzare. Il piano prevedeva di portare due attacchi:

  • il primo al porto principale detto Grand Harbour da eseguirsi con nove barchini e un SLC, questo con il compito di praticare un’apertura nel varco d’ingresso di un’ostruzione metallica;
  • il secondo, con un secondo SLC, nell’adiacente porto militare di Marsa Muscetto per attaccare la base sommergibili.
Barchino esplosivo
Un barchino esplosivo dei primi modelli

Vennero pertanto fatti affluire dalle basi di La Spezia e Brindisi gli 8 barchini che dovevano prendere parte all’azione, nel frattempo venivano portati avanti tutti i preparativi necessari. Partendo dalla base di Augusta due MAS guidati da  Moccagatta effettuarono il 25 maggio 1941 una ricognizione, portandosi fino a 4 miglia dal forte di La Valletta.

Dopo aver ottenuto il benestare dei comandi della Regia Marina, venne programmata per il 30 maggio l’Operazione “Malta 1“, ma la mancanza di navi in rada rilevata da una ricognizione aerea, rinviò l’operazione al 28 giugno, ma anche il quella data la stessa finirà per essere nuovamente rinviata. Finalmente il 25 luglio 1941, tutte le condizioni parevano favorevoli per sferrare finalmente l’attacco, per cui gli uomini e i mezzi della X MAS si erano preparati.

Scattò cosi la nuova operazione denominata “Malta 2” che vedeva impegnati in prima persona i vertici militari del reparto. A comandare l’operazione vi era infatti il capitano di fregata Vittorio Moccagatta e come comandate di seconda il capitano di Corvetta Giorgio Giobbe, rispettivamente comandanti in 1ª e 2ª della X Flottiglia MAS. Oltre a loro negli uomini impegnati in quell’operazione vi era anche il Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, il padre degli S.L.C.

Al tramonto i mezzi della X MAS lasciarono la base di Augusta per dirigersi sull’obiettivo. Si trattava dei seguenti mezzi:

  • Avviso scorta Diana per il trasporto di N1 MTS e N°9 MT e il rimorchio di un MTL con due SLC;
  • 2 MAS il 451 e il 452 (nave comando con a bordo il Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta, comandante X MAS)
  • MTS (Motoscafo Turismo Silurante): Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe (comandante mezzi di superficie X MAS) con il compito di coordinare e guidare gli assaltatori fino al punto d’attacco (m.1000 dal punto di forzamento della base), Sotto Capo Cannoniere Zocchi, Sottocapo Motorista Navale Costantini
  • MTL (Motoscafo Turismo Lento): Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei con il sottonocchiere Tindaro Paratore, come pilota dell’MTL; Questo mezzo trasportava i due S.L.C. che avevano come operatori per il primo lo stesso Tesei con il Secondo Capo Palombaro Alcide Pedretti, con il compito di praticare il varco sull’ostruzione per permettere l’ingresso dei barchini nel Grand Harbour; mentre il secondo S.L.C. con il Tenente di Vascello Francesco Costa e Sergente Palombaro Luigi Barla aveva il compito di attaccare la base sommergibili;
  • 2 M.T. Motoscafo Turismo (Barchino Esplosivo) N° 1: STV Carlo Bosio, Comandante gruppo assaltatori, carica regolata  per l’esplosione a m.5 di quota per attacco a unità all’interno del porto; M.T. N° 2: STV Roberto Frassetto, carica regolata per esplodere a 1,5 metri di quota per attacco all’ostruzione e provocare il primo varco in caso d’insuccesso del S.L.C. di Tesei.
  • In caso di successo di Tesei  erano pronti ad entrare in azione altri 9 M.T.

Il piano operativo prevedeva che durante la notte l’SLC facesse saltare le ostruzioni di ponte sant’Elmo che chiudevano il porto e immediatamente i barchini avrebbero dovuto irrompere nel varco e colpire le navi all’ancora. L’altro SLC avrebbe dovuto attaccare i sommergibili inglesi in porto, mentre l’attacco iniziale alle ostruzioni doveva essere portato dal maggiore Tesei, fondatore del gruppo, con il suo SLC insieme con il 2° capo palombaro Alcide Pedretti per far saltare le ostruzioni.

Siluro a lunga corsa

Purtroppo, già quando i natanti italiani si trovavano a 14 miglia dalla costa, le difese inglesi vennero messe in stato d’allerta. I guasti tecnici non ben definiti accaduti sull’altro SLC, avevano causato l’accumulo di un notevole ritardo nelle operazioni di collocazione delle cariche, un ritardo che rischiava di far saltare l’intera operazione.

Per non compromettere la stessa, Teseo Tesei decise deliberatamente di «spolettare a zero», rinunciando cioè ad allontanarsi dall’arma prima che esplodesse sotto l’obiettivo, sacrificandosi in tal modo insieme con il 2º capo palombaro Alcide Pedretti. L’esplosione lo fece saltare in aria col suo mezzo, facendo crollare una parte del ponte girevole di sant’Elmo, e a quel punto l’M.T.M.2 di Frassetto e M.T.M.3 di Carabelli si diressero in successione contro il ponte saltando in aria, ma ostruendo anche il passaggio.

Teseo Tesei, sviluppatore del siluro a lenta corsa in tenuta da palombaro
Teseo Tesei, sviluppatore del SL.C. in tenuta da palombaro

Allora gli incursori si lanciarono contro l’entrata, ma molti vennero falciati dalle postazioni che difendevano l’imboccatura di una delle due baie che costituiscono il porto, Marsamuscetto (Marsamxett in maltese, l’altra è il Grand Harbour, o Porto Grande); due di loro, Costa e Barla, sbarcati sulle coste maltesi, furono catturati, così come Frassetto, caduto in acqua.

Infine, all’alba, decollarono dagli aeroporti dell’isola (Ħal Far e Luqa) trenta aerei da caccia Hurricane inglesi del 126°, 185° e 251° Squadron che individuarono le navi appoggio italiane e le colpirono duramente, causando anche molti morti e feriti, tra i quali lo stesso comandante Vittorio Moccagatta.

Nonostante venissero contrastati da dieci caccia Macchi MC.200 del 54º Stormo, il Mas 451 fu distrutto e nove uomini d’equipaggio catturati. Nella battaglia aerea secondo gli italiani vennero abbattuti tre Hurricane contro due Macchi, mentre gli inglesi affermarono di aver abbattuto tre Macchi perdendo un solo Hurricane.

Il bilancio complessivo dell’azione fu disastroso, 15 morti, 18 prigionieri e la perdita di due MAS, due SLC, otto MTM e un MTL per la Regia Marina, e due caccia Macchi 200 con i relativi piloti per la Regia Aeronautica. Dei diretti partecipanti all’incursione solo 11 naufraghi del MAS 452, trasbordati sul MTSM che stavano rimorchiando, riuscirono a raggiungere l’Avviso Diana al largo di Capo Passero, e da lì Augusta.

L’operazione Malta 2 è ancora a tutt’oggi il singolo fatto d’arme per il quale sono state conferite il maggior numero di Medaglie d’oro al Valor militare (1 a vivente e 8 alla memoria), come segue:

Capitano di fregata Vittorio Moccagatta con la seguente motivazione:

«Comandante di gruppo di forze d’assalto della Regia Marina, consacrava con ardente passione e purissima fede la sua instancabile opera nell’approntamento di speciali mezzi di offesa e nella preparazione dei suoi uomini a sempre più ardui cimenti. Rinnovando con più vasto disegno le gesta eroiche di una sua precedente impresa, organizzava ed eseguiva il forzamento di una munitissima Base Navale nemica, scagliando con impeto irresistibile i suoi mezzi d’assalto contro le unità alla fonda nel porto, espugnato ad onta dell’incombente violentissima reazione di fuoco. Sulla via del ritorno, attaccato da numerosi aerei nemici, cadeva falciato da raffiche di mitragliera, mentre sui mari della Patria vibrava ancora l’eco della vittoria e assurgeva ai fastigi dell’epopea la gloriosa impresa, alla quale aveva donato in olocausto la vita.»
— Malta, alba 26 luglio 1941

Capitano di corvetta Giorgio Giobbe MAS 451
Maggiore genio navale Teseo Tesei
Capitano medico Bruno Falcomatà
Sottotenente di vascello Carlo Bosio
Sottotenente armi navali Aristide Carabelli
Sottotenente di vascello Roberto Frassetto
2º Capo palombaro Alcide Pedretti
Sottocapo silurista Guido Vincon

Furono inoltre conferite 13 medaglie d’argento al V.M. (di cui due alla memoria)[7], 7 medaglie di bronzo al V.M. (di cui 2 alla memoria), e una Croce di Guerra al Valor Militare. Per chi fosse interessato, abbiamo dedicato un post che riporta le motivazioni di tutte le nove medaglie d’oro, che potete leggere cliccando sul link sottostante:

Il fatto d’arme con il maggior numero di Medaglie d’oro al Valor militare conferite

Solo a guerra finita, si scoprirà il vero motivo del disastro dell’operazione “Malta 2” che portò alla perdita dei migliori uomini del reparto. I nostri nonostante le ricognizioni eseguite, ignoravano la presenza sull’isola, dei radar, in grado di “battere” la superficie del mare e individuare gli obbiettivi che solcavano le acque. I nostri vennero pertanto individuati con largo anticipo e tutte le difese del porto allertate, in particolare modo quelle poste all’ingresso del porto. Una valanga di fuoco si riverserà sui mezzi italiani appena essi arriveranno in prossimità del porto.

Junio Valerio BorghesePersi i due comandanti Moccagatta e Giobbe oltre a numerosi mezzi, era ora necessario riorganizzare e riarmare il reparto. Il comando interinale venne affidato al capitano di Corvetta Junio Valerio Borghese che conservò anche il comando del reparto subacqueo.

Al comando del reparto di superficie venne invece designato il capitano di corvetta, Salvatore Todaro, con l’incarico di formare i nuovi equipaggi dei barchini, e di perfezionare quest’ultimi. Uomini che come vedremo in futuro scriveranno pagine leggendario nella storia dei mezzi d’assalto della Regia Marina.

Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.

11 pensieri riguardo “Operazione Malta 2, il disastroso assalto al porto di La Valletta

  1. […] Nella notte tra il 25 e 26 luglio 1941 avvenne l’attacco contro la base britannica di Malta che si concluse in un disastro. Gli incursori furono tutti intercettati e Vittorio Moccagattae Giorgio Giobbe che si trovavano a bordo di un battello di appoggio raggiunto dai caccia britannici, furono colpiti e uccisi. La Xª MAS si trovò improvvisamente senza comandante, incarico che fu momentaneamente affidato a Borghese fino alla nomina di Ernesto Forza. Per tutti i dettagli dell’operazione “Malta 2” potete leggere il nostro post:  Operazione Malta 2, il disastroso assalto al porto di La Valletta. […]

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  2. La foto relativa al siluro a lenta corsa, definizione errata in quanto SLC va letto come Siluro a LUNGA Corsa, è sbagliata dato che riporta l’equivalente inglese del Maiale, chiamato Chariot Mk1, con due operatori subacquei inglesi a bordo (maschere e Aro chiaramente di foggia anglosassone). Inoltre, Tesei non fu l’unico a definire lo SLC (Siluro a LUNGA Corsa, così come fu chiamato dai due inventori e dalla Regia Marina), bensì operò in stretta collaborazione con il collega di corso Elios Toschi, condividendone completamente il progetto e l’attuazione del primo prototipo, presso il Balipedio Cottrau, Spezia.

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  3. Tesei, prima di lasciare i colleghi sulla MTL per dirigersi verso la rete del ponte Sant’elmo, dirà esattamente: “se sarà necessario, spoletterò al minimo !” Non ha mai detto spoletterò a zero anche perché il “timer” dello SLC, per caratteristica di progetto, se posizionato al minimo, garantiva un “Delay” di circa 15 minuti prima dell’esplosione: un tempo prestabilito che avrebbero consentito all’equipaggio la possibilità di allontanarsi dal luogo della deflagrazione.

    E Tesei, che insieme a Toschi è il progettista dello SLC, ben conosceva le caratteristiche di settaggio del “Timer” utilizzato sul semovente subacqueo, o SLC che dir si voglia.

    Inoltre, l’indole e il codice d’onore che hanno sempre caratterizzato Tesei in tutta la sua vita, non gli avrebbero mai permesso, sacrificando se stesso, di essere l’artefice morte del suo secondo, Alcide Pedretti.

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