Nel corso del secondo conflitto mondiale, il porto di Messina fu importante base logistica per la partenza di convogli navali destinati al rifornimento di mezzi, armi, uomini e materiali, alle nostre truppe di stanza in Nord Africa. Secondo per importanza solo al munitissimo porto di Augusta, Messina era anche sede del C.M.M.A. (Comando Militare Marittimo Autonomo) in Sicilia (MARISICILIA) e della III^ Divisione Navale.
Il 24 luglio 1943 la moderna corvetta Cicogna appartenente alla classe Gabbiano venne centrata ed affondata nel porto di Messina, dove era stata destinata come base operativa, nel corso di uno dei tanti bombardamenti alleati subiti durante il conflitto dalla città Peloritana.
Dopo aver fatto fronte alle scorte dei convogli e e alla caccia dei sommergibili nemici utilizzando le navi più disparate, dai cacciatorpediniere di squadra alle vecchie torpediniere della prima guerra mondiale, nel 1941 venne decisa la costruzione di unità studiate appositamente per fare fronte alle due necessità.
Venne decisa la costruzione di sessanta unità sessanta unità e la loro costruzione venne commissionata dalla Regia Marina a vari cantieri nazionali: all’Ansaldo nei cantieri di Voltri e Sestri Ponente, alla Navalmeccanica, ai Cantieri Riuniti dell’Adriatico negli stabilimenti di Monfalcone e Trieste nel cantiere navale di Castellammare di Stabia, alla OTO nel cantiere navale di Livorno e alla Breda nel cantiere di Marghera.
Navi molto versatili, queste unità dotate di ecogoniometro e di un potente armamento si rivelarono le migliori e le più moderne tra le navi della Regia Marina. Oltre ai motori diesel per la normale navigazione, esse erano dotate di due motori elettrici per la navigazione silenziosa nel momento in cui si sarebbe data la caccia alle unità subacquee nemiche. Furono sottoposte a pitturazione mimetica e il distintivo ottico costituito da un numero progressivo a partire da 11 fino a 70, preceduto dalla lettera “C”.
Delle sessanta unità previste ne entrarono in servizio solo 29, tre delle quali furono perdute in guerra e 7 catturate dai tedeschi dopo l’armistizio. Altre 21 unità vennero catturate ancora in fase di costruzione e successivamente completate dai tedeschi. Le 60 unità vennero divise in cinque classi di cui sotto riportiamo tutti i nomi in dettaglio:
- Serie Gabbiano affidata ai cantieri Ansaldo: Gabbiano, Ardea, Cicogna, Cormorano, Folaga, Gru, Ibis, Marangone, Pellicano, Procellaria, Strolaga, Tuffetto.
- Serie Ape affidata al cantiere Navalmeccanica: Ape, Calabrone, Cavalletta, Cicala, Cocciniglia, Crisalide, Farfalla, Grillo, Libellula, Lucciola, Maggiolino, Vespa.
- Serie Antilope affidata ai cantieri O.T.O.: Antilope, Alce, Camoscio, Capriolo, Cervo, Daino, Gazzella, Renna, Stambecco.
- Serie Artemide affidata ai cantieri C.R.D.A..: Artemide, Berenice, Chimera, Danaide, Driade, Egeria, Euridice, Euterpe, Fenice, Flora, Melpomene, Minerva, Persefone, Pomona, Sfinge, Sibilla, Tersicore, Urania.
- Serie Scimitarra affidata ai cantieri BREDA: Scimitarra, Baionetta, Bombarda, Carabina, Clava, Colubrina, Scure, Spingarda, Zagaglia.
Alla Corvetta Cicogna, impostata nel cantiere di Sestri Ponente nel 1942, varata il 12 ottobre dello stesso anno ed entrata in servizio l’11 gennaio del 1943, verrà assegnato il numero C 15. Molto probabilmente la suddetta unità, agli ordini del Tenente di Vascello Augusto Migliorini, il 14 marzo 1943 affondò al largo di S.Vito Lo Capo (TP), dopo avere effettuato un nutrito lancio di cariche di profondità, il sommergibile britannico HMS Thunderbolt.
Come detto a inizio post, la Cicogna affondò dopo essere stata colpita nel porto di Messina il 24 luglio 1943 da uno dei tanti bombardamenti alleati sulla città dello stretto. Recuperata dopo il conflitto, venne definitivamente radiata il 18 ottobre del 1946.
Attualmente sei dei suoi marinai componenti dell’equipaggio, riposano nel Sacrario Militare di Cristo Re a Messina, edificio religioso che custodisce i resti di 1.288 caduti del secondo conflitto mondiale, 161 gli ignoti, gran parte dei quali rimasti uccisi durante la difesa della Sicilia, e di 110 caduti del primo conflitto mondiale.
Grazie per aver letto il nostro post e con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
[…] via L’affondamento della Corvetta Cicogna […]
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buongiorno, i caduti della corvetta Cicogna che riposano nel sacrario di Cristo Re a Messina sono molti di più di sei. I sei a cui si riferisce la foto di cui sopra sono di sei marinai di cui furono raccolti solo i resti. Mio zio, Antonio Sanguineti era cannoniere armarolo sulla Cicogna, e morì in quell’attacco e riposa nel sacrario. Era di Sestri Levante ed aveva 21 anni
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A tutti i caduti va un pensiero oggi nell’anniversario della loro morte
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Sul Cicogna era imbarcato anche mio padre, Luigi Brozzola, mi sembra di ricordare, come silurista!
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